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16 Agosto 2023

di

Luciana Amato

MALINVERNO – Domenico dara


Il romanzo di cui mi piacerebbe parlare oggi è Malinverno di Domenico Dara. Qui il link del sito IBS.IT per l’acquisto di una copia #online, anche se penso sempre sia meglio comprare i libri in #libreria, da un lato perché la carta ha sempre un suo fascino particolare e dall’altro perché molti librai portano avanti con fatica il loro lavoro e meritano il supporto di noi lettori.

Il romanzo uscito nel 2021 per Feltrinelli è un piccolo gioiello che molti ritengono potrebbe intestarsi a lungo un posto nella letteratura italiana e oltre. Ho trovato molte belle schede di lettura del romanzo e avendolo apprezzato quasi in ogni suo aspetto non stento a condividere i pareri di altri, più illustri recensori.

Partiamo innanzitutto dal tipo di romanzo che per poter essere meglio definito è un metaromanzo, ovvero un romanzo che parla di altri romanzi. A tal proposito in una sua intervista Domenico Dara sostiene di aver scelto un linguaggio volutamente antico, aulico quasi, proprio per creare una sorta di gioco linguistico, di rimando continuo alle parole, agli stili e alle voci dei personaggi della letteratura classica a cui la storia fa continuo riferimento.

Il luogo in cui si svolge l’intera storia è un paese immaginario, Timpamara, un paese che non esiste e che ha come peculiarità quella di essere sede di un macero. Qui migliaia di libri vengono ridotti in polvere ma questo pulviscolo, fatto di storie e personaggi, finisce per contaminare l’aria, i pensieri e le vite dei suoi abitanti. Tutti, chi prima chi dopo, vengono a contatto con l’Ariosto o Flaubert, si imbevono della loro vita a tal punto da battezzare i figli con nomi improbabili di eroine letterarie o scrittori, un mix che si declina in un’originale miscela fatta di vecchi ricordi e innocenti reinterpretazioni. Timpamara in questo modo diventa un luogo immaginario, dove i sogni sembrano mescolarsi alla realtà. Una sorta di Macondo, a cui ho cominciato a pensare subito, fin dalle prime pagine di questo romanzo e infatti poi ho scoperto che lo stile e le ambientazioni di Dara vengono spesso associate al #realismomagico.

Il protagonista del romanzo è Astolfo Malinverno, rimasto orfano da piccolo e tormentato fin dalla nascita da una malformazione che gli procura una evidente zoppia. Astolfo si divide tra due mansioni: bibliotecario la mattina, guardiano del cimitero nel pomeriggio. In questi due luoghi Astolfo grazie alla sua fantasia ricrea un mondo immaginario e pieno di avventura. Proprio grazie alla letteratura per tutta la vita ha cercato di sublimare la solitudine e la ripetitività del quotidiano in un mondo parallelo, qui abitano creature aggraziate e amici, di cui è inevitabile Astolfo sente tremenda la mancanza.

Siamo fatti di pensieri più che di carne, e quei pensieri ci vengono distillati nel sangue dalle idee di chi ci ha voluti, che io ho ereditato solo il colore dei capelli o l’arrendevolezza degli sguardi ma anche le illusioni i sogni, e le passioni per i racconti

Così Malinverno descrive l’eredità della madre Catena Seminara, che sarà così dirimente in tutta la sua esistenza. Il racconto e la passione per la letteratura segneranno completamente l’esistenza e le aspirazioni di Astolfo che vivrà per sempre nel rimpianto e nella mancanza della madre, un’esistenza fragile come tante eppure qui, con le parole di Dara diventa un paradigma che tocca davvero chi legge.

Questi sono gli aspetti che sicuramente sono stati condivisi da moltissimi lettori e recensori. Io stessa ho apprezzato molto questa lettura che sembra sospesa nel sogno. La storia tuttavia, a mio modesto avviso tende alla ripetitività e alla ridondanza in alcune parti, questo però non toglie il piacere e la curiosità al lettore che vorrà arrivare fino alla fine per seguire Astolfo tra le sue storie immaginarie e reali, di cui spesso non si riescono a percepire nettissimi i confini.

Uno degli aspetti che più affascinano di questa lettura è l’intreccio tra letteratura e morte, quest’ultima diventa una favola di cui Astolfo impara fin da giovanissimo la lezione più amara ma anche più vera, quella che ci ripetiamo sempre e che in realtà non impariamo mai:

Questo ci insegna la morte, che nulla ci appartiene.

La semplicità è sempre la risposta giusta e Dara con questa storia, che diventa racconto di vita, metaromanzo, esercizio linguistico, citazione erudita, per tutti questi elementi trova un comune denominatore nella lezione semplice dei grandi autori e nella saggezza dei nostri nonni. Sono quei libri che riallacciano i destini e le generazioni e per questo sono davvero felice di aver letto Malinverno e di poterlo a mia volta consigliare.

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