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UN BUON POSTO IN CUI FERMARSI – Matteo Bussola
Matteo Bussola, un autore che dopo una laurea in Architettura e una prima fase da progettista, a trentacinque anni ha cercato la sua strada, si è dato una chance e ha insistito nel coltivare un sogno: ormai è comprovato, è riuscito a raggiungere il cuore del suo pubblico. Chi lo legge la prima volta poi non l’abbandona, cosa che immagino accadrà anche a me!

L’autore nasce come fumettista, all’inizio della sua carriera letteraria, infatti vedo che la copertina è opera sua. Mi piace molto lo stile di questa illustrazione che racchiude, esplicita, l’atmosfera e il senso di tutta la storia, anzi delle storie contenute in “Un buon posto in cui fermarsi” edito con Einaudi.
Lo stesso titolo ammicca al lettore, sembra chiedere se non abbiamo tutti bisogno ogni tanto di fermarci, si, ma in un buon posto.
Confermo che queste cento cinquantuno pagine sono proprio un buon posto, si.
Sono volate, lette in un paio di sessioni, appena ho chiuso il libro ieri, mi trovavo al mare ne ho osservato l’incresparsi della superficie, le onde, il brillio di questo sole settembrino che sembra foriero di una primavera fuori tempo. Mi sono sentita felice, nella mia vita, in un buon posto; mi è costato fatica questo posto ma non lo cambierei per nulla al mondo.

Le storie narrate, di capitolo in capitolo, sciolgono nodi e liberano sogni, i protagonisti vivono in bolle di sapone, spesso create da loro stessi, poi per qualche evento riescono a vedere queste barriere invisibili intorno a loro e così, con un dito, ovvero con la voglia di muovere quel dito, fanno esplodere i recinti, liberano lo sguardo e vedono, dopo un lungo brancolare, vedono.
Questa è stata la sensazione che ho vissuto nel leggere le storie, molte sono familiari, hanno qualcosa di noto, di vissuto, di vicino. La vicinanza, ecco questa è la caratteristica che mi ha stupita nel leggere le narrazioni di Bussola, ho imparato molto dalla sua capacità di descrivere emozioni minime e che appartengono a tutti, sogni piccoli o grandi che, più o meno credo abbiamo sfiorato tutti, ma proprio tutti.
Questa capacità di creare un mondo comune rende il testo straordinario, perché umano e vero. Le storie sono nette, semplici, qualche volta quasi troncate, perché non serviva altro per comunicarne la forza.
Bussola usa un linguaggio quasi da parabola, un racconto pulito che completa con piccole frasi preziose, quasi a creare un corollario di citazioni del buono che possiamo trovare in giro per questa umanità sgangherata. L’intento è quello di mostrare altre angolazioni, altre esistenze, creare un senso di empatia tra i protagonisti, così diversi tra loro e poi, di rimando, costruire ponti tra il lettore e tutti i lettori e quelle porzioni di vita descritta, una sorta di gioco di specchi.
Un libro da voyeur se vogliamo, ma senza bisogno di essere pruriginoso, mostra e cerca di indurti a mostrare te stesso, aprire il tuo pensiero a opportunità altre, ti suggerisce di interpretare la vita, che poi è un dono prezioso, magico, unico…. da non sprecare.
Tra le tante frasi preziose di cui è disseminato il testo mi porto nel cuore questa che ho sempre, in forme diverse, sentita mia e in cui mi rispecchio molto e ve la lascio; spero di poter leggere qualche vostra impressione in merito al testo e magari qualche frase che a voi è rimasta addosso per una ragione particolare.
Ecco la mia:
“Canto perchè sono qui perchè questa è la mia canzone perchè non ne avrò un’altra.”
Questo mi porto dietro, un bel regalo. Sembrano frasi e contenuti scontati ma io mi sono emozionata leggendo e credo per un autore non ci sia regalo più prezioso di un lettore che entra in sintonia con le sue parole e raccoglie il messaggio, come una mappa in una bottiglia lasciata in balia delle onde. Una mappa preziosa che indica un punto luminoso dentro se stessi e che di rimando ci fa guardare con Amore al mondo e alle altre persone.
Penso che ne abbiamo disperato bisogno e forse non ce ne rendiamo conto quanto.
Consiglio questa lettura a chi ha bisogno, per un poco, di starsene in un buon posto.