Poco tempo fa mi sono dilettata nella lettura di Tutta la stanchezza del mondo e mi sono innamorata dello stile fresco e aperto di Enrica Tesio. Qui trovate la mia precedente recensione.

Subito dopo questa prima lettura ho visto che l’autrice è uscita con il suo nuovo romanzo edito con Bompiani e già il titolo ha carpito la mia attenzione, I sorrisi non fanno rumore. La copertina ha dei colori e qualche dettaglio che accenna al Natale e mi ha subito stregata, perciò avendo scorto il libro in una vetrina non ci ho pensato molto, preso e messo da parte per questo weekend. E in effetti ho seguito il programma e portato a termine la lettura, direi con grande piacere. Siamo a novembre anche se sembra il centodieci agosto, fa caldo, Trieste è stata bistrattata dal mare e dal vento, distruzione ovunque e molta tristezza per un mondo che non va in nessuna delle direzioni che mi aspettavo, che ci aspettavamo, credo lo sgomento sia collettivo.
Quindi per molteplici ragioni la lettura di questo romanzo mi ha fatto proprio bene, un momento di puro stacco dalla quotidianità, dalle brutte notizie, dalle persone sbagliate, per entrare in contatto con una storia i cui personaggi sono molto vicini a chi legge. La varietà umana che incontriamo nella vicenda riesce, credo, ad avvicinarsi a quasi tutti, intercettando una ferita, un non detto, qualcosa ancora di irrisolto o magari di risolto, addolcendo un pochino il momento.

Avverto che ho pianto, alla fine di questo romanzo ho pianto, si. Potrebbe anche essere il segnale di una incipiente brutta crisi premestruale ma non credo che i libri siano tutti capaci di accendere emozioni. Questo romanzo di Enrica Tesio fa sorridere, fa riflettere, istiga tenerezza, a volte può essere anche prevedibile ma per me è stato una piccola breccia nel caldo anomalo di questo novembre, un ponte per il Natale, anzi consiglio la lettura nel periodo #natalizio, perfetta, con tisana o cioccolata calda con qualche marshmallow galleggiante, con qualche nostalgia da curare e desiderio da mettere a fuoco, perfetto.

TRAMA – La vicenda tutta gira intorno alla protagonista, Antonia detta Toni, che è una scrittrice di successo di albi illustrati, la incontriamo in un momento complicato della sua vita, il burnout incombe. La routine è pesante, le persone che circondano Toni sono inutili o ingiuste o forse sbagliata è proprio lei. I dubbi si insinuano in ogni ambito della vita di Toni che chiude le mani in grembo e non sembra capace di trattenere nulla, si lascia trasportare dalla corrente ma non smette comunque di procedere, forse di arrancare; ubbidisce al destino o ai compiti che la vita le consegna. Tutto scorre in un panta rei che non ha nulla di equilibrato ma che invece è figlio dei nostri tempi sconclusionati; le giornate procedono più o meno sotto controllo fino a una mattina di dicembre, quando, Toni vinta dalle ipocrisie e dalle responsabilità, cede, compie un passo falso attraendo su di se la malevola attenzione di molte persone, proprio lei che da sempre ama osservare di lato la vita e gli altri, al riparo, dietro un foglio sul quale tracciare i suoi disegni. A cosa servono tutti i nostri errori, le nostre incertezze e le parole non dette? Sapremo prima o poi affrontare la vita?
Toni vive e al contempo ci conduce nella sua testa, nei suoi ricordi e tra le sue considerazioni, la sentiamo vicina e universale, una con cui ci potremmo confidare e scoprire di avere tanto in comune. Il tono sempre fresco della Tesio rende questa favola metropolitana, dal sapore dolce amaro, un piccolo scrigno capace di farti sognare e immaginare e ricordare… mi sono fatta io stessa tenerezza anche se “Non bisogna indugiarvi” perché poi diventa incontenibile. Quanta saggezza in queste parole e in tante altre.

Questo libro mi ha fatto pensare che ognuno di noi è un piccolo scrigno fragile, una delicata combinazione di doloretti sottaciuti, a volte suggeriti, proprio quando insopportabili altre volte invece sbandierati come fossero la fame nel mondo, dipende dal carattere, dalla storia, dalla situazione. Siamo ridicoli nelle nostre interazioni sociali, mi sorprendo spesso a osservare o ripensare ai “modi” del prossimo, anche ai miei modi devo ammettere, trovo il circo mediatico e analogico abbastanza irreale, lontano dal “sentire” vero e per questo mi sto rifugiando in un mondo sempre più cartaceo e meno verboso. Ma osservo, perché senza vita non c’è scrittura.