Tra le varie letture in cui mi sono imbattuta per caso nelle ultime settimane annovero anche questo romanzo di Stephane Carlier: Clara legge Proust edito con Einaudi.

Cominciamo con il dire che io penso Proust si inserisca tra quelle presenze che si può dire salvino la vita, questo accade per vari motivi. Quando non sai dove sbattere la testa, specie – ma non solo – da adolescente, non capisci proprio nulla, di niente e di nessuno e nemmeno della realtà che ti circonda, un bel paragrafo di Proust ti offre l’occasione di riflettere, di concentrarti su qualcosa che esuli dai tuoi psicodrammi, ti stacca pertanto dalla tua quotidianità che altro non è che una brutta copia della vita che vorresti, insomma ti proietta altrove, esattamente dove hai bisogno di trovarti.
Il motivo per cui questo romanzo mi ha subito interessata è che la stessa cosa accade alla protagonista, a Clara che legge Proust; lei non lo conosceva Proust e quando trova una copia della Ricerca nel salone dove lavora senza grandi soddisfazioni, sta conducendo un’esistenza grigia, senza stimoli, senza direzioni, sballottolata in un flusso che la scompone e ricompone, mai uguale a quella che vorrebbe essere. Poi con la lettura succede qualcosa, Proust apre il suo orizzonte, le fa vedere altro, la siepe si districa e lo sguardo riesce a cogliere persone e intenzioni sotto una luce diversa.

TRAMA – Clara lavora come parrucchiera in un salone che si chiama Cindy Coiffure, l’atmosfera ricreata dall’autore è lontana e vicina, senza tempo e universale. Clara consuma le sue giornate ascoltando le chiacchiere delle clienti, osservando la rovina e il declino di alcune di esse, le lamentele e le tristezze di Habib la sua titolare. Tutto sembra inserirsi in uno scorrere macilento, finché accade un evento, come nelle migliori trame, che scombina la vita di Clara. Un cliente dimentica una libro e così Clara prima diffidente poi sempre più coinvolta, incontra proprio l’autore che le svelerà se stessa e il mondo, Proust. Solo con questa nuova prospettiva che le apre l’orizzonte fuori e dentro se stessa, Clara potrà prendere decisioni importanti e dare una svolta alla sua esistenza.

MIE RIFLESSIONI – Colgo l’occasione per condividere alcuni pensieri che mi sono sopraggiunti durante questa lettura. Da adolescente sono stata una di quelle ragazze sofferenti, piene di buone intenzioni e pochi mezzi. Come molte altre anime disperate ho trovato tra i miei svariati alleati e maestri immaginari Marcel Proust. A tal riguardo ho un aneddoto, una cosa proprio che descrive bene la me di quell’epoca, intorno ai diciassette anni, ammetto un pizzico di vertigine a pensarci, sono passati parecchi lustri da allora.
Ero a casa, credo fosse sabato pomeriggio. Le mie amiche mi avevano invitata a fare una passeggiata e una pizza, ma io non avevo voglia. Io dovevo restare a casa, fare cose utili, magari studiare greco, oppure filosofia, visto che poi il lunedì avevo la prof di filosofia con il vizio di interrogare sempre me, ancora me lo ricordo il suo sommesso “Amatoooo” e io con il cuore in gola, dentro di me eccomiiii. Insomma ero accalappiata dall’ansia, sempre.
Detto questo, ero rintanata nella mia stanza a leggere, indovina cosa? Facile: All’ombra delle fanciulle in fiore, quando ho sentito trillare il campanello, sgarbato e insistente, forse sembrava solo a me sgarbato e insistente perché ero in compagnia di Marcel, immersa in quel mondo delicato ed esigente silenzio. Fatto sta che con il libro in mano, immagino con i capelli arruffati, in ciabatte e pigiama, ho aperto la porta e chiesto cosa volessero, una gattara mancata. Si trattava di un rappresentante di libri, già mi stava leggermente più simpatico, ma non troppo, me lo ricordo avrà avuto trentacinque anni, mi pareva vecchissimo, pallido, spelacchiato e con due baffetti intellettualoidi che si muovevano all’unisono con le sopracciglia sbiadite.
Voleva propormi un acquisto di sicuro, mi fece la prima domanda ovvia. “Ma tu leggi?” Io lo guardo, e rispondo di si, avevo un libro in mano, facile la prima domanda. “Cosa ti piace leggere?” Io a quel punto ho risposto semplicemente con una parola: “Proust”. Quello, dico davvero, è impallidito; mi è sembrato diventare piccolissimo, mi ha guardata con due occhietti a capocchia di spillo e ho visto come una voragine crearsi all’improvviso tra i miei e i suoi piedi. Ha accennato a un sorriso e poi via, ha salutato dicendo che non aveva altro da aggiungere. Ho chiuso la porta e mi sono sentita un poco sollevata e un poco triste, come capita durante l’adolescenza per qualsiasi cosa ci accada. Non ho mai compreso in che senso non avesse altro da aggiungere, oppure il motivo di quel ritrarsi imbarazzato, tuttavia avevo letto paura nei suoi occhi, per il semplice fatto che, il sabato pomeriggio, una diciassettenne lo passasse in pigiama chiusa a casa a leggere Proust. Era la media della mia vita, sarebbe stata così per altri lunghi anni, fino alla mia folle ribellione, ma questa è un’altra storia.

Per Proust come per la vita bisogna essere pronti, che ci sia un vuoto capace di riempirsi, adatto a quella forma. Così ho vissuto questa lettura, come fosse un pezzetto della mia vita, riattraversando un tempo che credo appartenga a tutti e per comprendere il quale ciascuno trova la sua risposta. Una ricerca di me, del tempo andato e di quello che scorre. Lettura fatta con stupore e tutto d’un fiato grazie allo stile felice dell’autore e dalla delicata caratterizzazione di Clara che porterò a lungo nel cuore.



AUTORE – Stephane Carlier Classe 1971, molto noto in Francia, con Clara legge Proust ha vinto Prix du Cercle Littéraire Proustien, detto anche «La Madeleine d’Or», riconoscimento per il contributo alla promozione, allo studio e all’approfondimento dell’opera di Marcel Proust. Qui il link wiki per vedere gli altri vincitori e qualche info in approfondimento al premio.