Ci ho messo un po’ per capire questo libro. A volte sono un poco lenta, ci ho impiegato almeno sessanta/ottanta pagine per entrare in sintonia con le scelte e il linguaggio di Tiziano Scarpa. La verità e la biro edito con Einaudi Si lo so, sto comprando un sacco di libri di Einaudi, lo so, bisogna appoggiare anche le case editrici piccole, indipendenti, lo faccio. Einaudi però ha la capacità veramente dei fuoriclasse, di cogliere le storie giuste e portarle al lettore sempre colme di grazia, di senso e capaci di tradurre un particolare momento storico, l’adesso si svela fatto di sfumature, come dentro un caleidoscopio. La verità si frammenta ed espande in mille lucciole e rischiara il passaggio.

Bene. Dopo queste splendide e fulgide metafore entrerei nel cuore del libro oggetto di queste mie riflessioni.

TRAMA – Più che una storia unica si tratta di un flusso di pensieri e ricordi che investono lo scrittore durante un viaggio in Grecia. Si intervalla la sua vacanza e un’incursione in una spiaggia di nudisti – a proposito di verità – al racconto di suoi ricordi e memorie. Il centro nevralgico toccato dall’autore è l’incontro con la verità, anzi con chi nella sua vita gli ha offerto dosi di verità, gli ha detto o fatto capire come stavano le cose, per come stavano, senza costrutti, pure. Ci sono persone, responsabili di queste schiarite dello sguardo, che lo scrittore ha chiamato come fossero archetipi: la Studentessa di Filosofia, la Ragazza con gli Occhi Spiritati, il Vecchio Amico di Famiglia, la Storica dell’Arte, il Depresso Misterioso. Di tutti questi personaggi Tiziano Scarpa si guarda bene dal fornire particolari indicazioni, consapevole del fatto che parlare troppo nel dettaglio, dire troppa verità, potrebbe danneggiare o ferire anche questi profeti. Della moglie decide, per pudore e per senso di protezione di non scrivere nulla, se non del fatto che sono assieme in una spiaggia nudista, mentre lui, con la biro affiancata alle sue nudità prende appunti. La verità scritta con una semplice biro, dal tratto marcato, netto, incontrovertibile. La biro diventa la selce degli antichi, su pareti rocciose si scalfiscono segni permanenti.

COME E’ SCRITTO – Di certo è scritto bene, e su questo non ci piove, in prima persona. La struttura è studiata nell’alternanza che consente di lasciare le scene in sospeso e di interromperle per saltare di palo in frasca in altre situazioni, tempi e modi in modo da disorientare e al contempo far affezionale il lettore a quello che sta leggendo perché dopo dieci pagine si continuerà a leggere e saperne di qualcosa con cui abbiamo imparato a fare amicizia. Ci si immerge in un modo di scrivere che gradualmente ritroveremo famigliare e li, proprio in questo inanellare rimandi ecco che il lettore comincia a sentirsi a casa, quasi a rilassarsi in buona compagnia. Ovvio che poi Scarpa, che non è fesso neanche un poco, ci mette subito lo zampino e crea una situazione imbarazzante, giusto per farti stare sul chi vala.

CONSIDERAZIONI – Come tutti i romanzi che apprezzo, anche qui, malgrado le tortuosità iniziali e lo sbigottimento, devo dire che il messaggio arriva forte e chiaro e commisto di quel minimo di autoironia e ironia umana che rendono generoso un testo. Osservare e stare nel mondo senza un poco di questa leggerezza sarebbe un tormento, leggerne un supplizio. In questo caso invece la lettura è proficua. Per quel che mi riguarda ho guadato un fiume sconosciuto e attraversato terre inesplorate, ho trovato alcune parti all’inizio imbarazzanti e poi via via divertenti anche se sempre con un filo di perturbante e credo solo un grande autore possa tenere i fili di una narrazione così variegata. Sono molto felice di aver intercettato questo libro che resterà una preziosa anomalia nel mio personale parco dei divertimenti, la mia libreria.

Sapere della vita interiore, privata, sessuale degli altri o di uno scrittore devo dire che lo trovavo raccapricciante, questo spiega la mia titubanza nella lettura delle prime pagine, poi però ho capito il meccanismo, la ragione e il nesso di mettere questi elementi nel mezzo di una disquisizione su Virgilio o nel presentare una precisa analisi logica del testo o una ricostruzione etimologica di una parola. La parola mi affascina per la sua complessità e origine, credo sia la stessa cosa per Tiziano Scarpa che in alcune parti mi ha riportata al Liceo Classico in altre in aula all’università, altre ancora a casa di un ex fidanzato. La reazione pavloviana dell’attrazione è qualcosa che ho, purtroppo o per fortuna provato, ho compreso cosa c’è di umano, naturale e assolutamente scorretto in quel tipo di relazione. Vivere, osservare e parlare significa comprendere ciò che ci circonda e vederlo per quel che è.

La mia conclusione è che il confronto con il prossimo, se onesto, diventa l’amplificazione del significato di quanto ci circonda e di noi stessi e questo libro contiene tutta la verità possibile, ne svela alcune inaspettate e spinose questioni. Ci offre l’occasione di guardare indietro e intorno a noi. Una lettura che sbariglia e continua a germogliare anche dopo giorni dalla parola fine.

TIZIANO SCARPA – Ora siccome è credo inutile riportare informazioni da wikipedia ecco il link diretto da consultare per saperne di più di lui. Io sapevo solo che da una vita vedo Venezia è un pesce, mi piace da morire il titolo e la copertina e ancora lo devo leggere. Scorrendo la biografia di Scarpa non mi sono sorpresa per niente, ha scritto di tutto e immagino abbia un sacco di cose da dire. Io di certo recupererò i suoi romanzi, leggere chi scrive bene e con intelligenza aiuta a non far annaspare i neuroni, ne abbiamo bisogno.