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L’ETA’ FRAGILE – donatella di pietrantonio

Donatella di Pietrantonio è un’autrice che riesce a immedesimarsi nelle storie che racconta e così a far avvicinare il lettore al nocciolo del tema trattato, quasi portandolo per mano attraverso i fatti e il tempo, ma con quella capacità tutta sua di rendere ogni storia un unicum.
Personalmente ho letto L’arminuta, Borgo Sud e Mia madre è un fiume e in ogni romanzo sono stata colta da una nuova sorpresa. Pensavo, giuro, ora chiudo e basta. Invece poi voltando pagina e pagina non riuscivo a staccarmi. All’inizio è accaduta la stessa cosa con L’età fragile, il racconto frammentato quasi da inchiesta giornalistica mi spezzava il ritmo e non capivo, poi invece la curiosità di sapere cosa stava accadendo in quel luogo, dentro quelle persone e cosa celava il loro passato hanno avuto la meglio. Anche questa volta ha vinto Donatella. Grazie per questa lettura.
STORIA – La storia si snoda intorno a un femminicidio avvenuto nel 1992, nei pressi del Dente del Lupo sull’appennino abruzzese. Lucia, la protagonista e narratrice, si è salvata per caso ma altre tre donne sono cadute vittime di una violenza barbara. Strascichi dolorosi si sono intrecciati nelle vite dei protagonisti di allora, segnati tutti dalla vicenda che ha propagato la sua ombra a lungo dentro e fuori di loro, dissolvendo la luce anche dai luoghi cari come il terreno del padre di Lucia e del suo amico Osvaldo che sembra essere stato toccato da una maledizione: da quella notte in cui sono stati trovati i corpi tutto si è trasformato, salvo trent’anni dopo, in pieno Covid riaffiorare. Il fatto è che le storie non finiscono mai e devono riuscire a ricomporsi. Amanda la figlia di Lucia si rifugia in paese dopo un’aggressione subita a Milano dove studiava all’università. C’è chi fugge da quel paese e chi vi cerca riparo, così accade in un ciclo complesso di priorità e di bisogni, diversi quanto lo siamo tutti. I ricordi di Lucia che racconta presente e passato in prima persona ci svelano verità taciute e fatti accaduti e sepolti, sarà un nuovo sodalizio tra madre e figlia, labile e fragilissimo, a portare una nuova energia a quei luoghi e a far riconciliare Lucia con un passato troppo ingombrante.
L’età fragile quando arriva? E’ uno stato latente, una condizione da cui non ci liberiamo mai: ci sono incertezze e dubbi che ogni età porta con se. La fragilità si intravede nelle relazioni amicali e amorose, nel lavoro, nei matrimoni che non funzionano e nei rapporti in cui non si trovano le parole per mediare ragioni. Fragili sono i vecchi e i genitori che non vedono mai adulti i propri figli. In realtà fragili siamo tutti noi così incerti del nostro ruolo, ci muoviamo come funamboli solo a tratti tronfi con un inaspettato senso dell’equilibrio, dura poco, forse l’attimo dei vent’anni, quando tutto sembra possibile.
In tutto questo marasma esiste però una gerarchia che non andrebbe dimenticata. Fragile e da proteggere è chi si affaccia al mondo, lo stesso in cui ci aggiriamo scontenti, quello che abbiamo danneggiato e ricreato a nostra tossica immagine e somiglianza, un mondo che dovrebbe essere in grado di proteggere e custodire le età fragili di tutti ma in particolare di chi è giovane, di chi guarda avanti a se e non dovrebbe mai vedere, tutta insieme, la bruttura umana.
L’idea è che se non si protegge questo tesoro prezioso e fragile, racchiuso negli occhi ancora curiosi, si compie un reato inaudito.
L’autrice in questo romanzo ha preso spunto da un fatto di cronaca accaduto nella sua terra, nel 1997: il delitto del Morrone in cui due ragazze uscite per un’escursione vennero uccise. Pur senza un preciso e premeditato intento di trattare la violenza di genere – ormai quasi di moda e quasi utilizzato a sproposito a mio avviso – , Donatella spiega in un’intervista (che purtroppo non ritrovo on line) che la storia è affiorata per caso nella sua memoria, osservando il paesaggio, come un richiamo soffuso nella neve e che da quel momento le è maturata l’urgenza di scriverne come lei riesce a fare, svelando con calma dettagli e indizi, lasciando al lettore il tempo di ambientarsi di capire e poi con la sua lingua vibratile assestare colpi inaspettati che ti catapultano in un mondo sempre troppo vicino, violento e ingiusto. Un racconto che l’autrice dedica alle sopravvissute e lo fa con un gesto letterario, la forma più alta per tentare di pungolare nuove coscienze. Grazie.
DONATELLA DI PIETRANTONIO

Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Ha esordito con il romanzo Mia madre è un fiume (Elliot 2011, Premio Tropea). Per Einaudi ha pubblicato L’Arminuta (2017), vincitore Premio Campiello 2017 e Bella mia, con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati e il Premio Vittoriano Esposito Città di Celano.
Escono sempre per Einaudi nel 2020 Borgo Sud e nel 2023 L’età fragile.
Fonte www.feltrinelli.it