Immagino che in questo 2024 recupererò tutti i romanzi di Fante, si ma con calma, non posso bruciarmi queste letture “sicure e preziose” in un botto. Personalmente potrei trascorrere, chiusa a casa tutto l’inverno e leggere ogni parola di John Fante, ma non sarebbe una strategia intelligente. #fante come #stainback e pochi altri sono autori che amo profondamente perché scrivono come ho sempre sognato di scrivere e come è abbastanza probabile che non scriverò mai, ma soprattutto perché trovo nelle loro storie qualcosa e qualcuno di familiare: io stessa, una vita fa o in una vita precedente, ho sentito gli stessi odori descritti e ho pianto qualcuna delle lacrime di cui parlano loro. Risvegliano dolori e fanno sanguinare ferite.

La confraternita del Chianti parla di una generazione di uomini, coetanei di mio nonno, cresciuti a pane e fatica, se possibile con un litrozzo di vino buono. Uomini che non si sono curati delle apparenze o della vita, della salute manco a parlarne. Uomini ruvidi ma dolci dentro, sempre in cerca di qualcosa, avidi di vita, fino all’ultimo respiro. La fine di questi uomini non è mai degna, ma la morte è quasi sempre una carogna, non è nemmeno vagamente mai vicina alla gloria della loro esistenza, non ha rispetto del sudore della loro fronte.

Il romanzo riprende la relazione dell’autore con il padre Nick, muratore orgoglioso delle proprie origini abruzzesi che nell’addormentarsi a quasi settantasette anni chiama ancora instancabile la mamma, morta in Italia poco dopo la sua partenza per l’America.

“Era un montanaro venuto dall’Abruzzo, un nasone dalle mani grosse, basso (uno e sessanta), largo come una porta, nato in una parte d’Italia in cui la miseria era spettacolare quanto i ghiacciai circostanti e dove qualunque bambino che fosse riuscito a sopravvivere per i primi cinque anni ne avrebbe campati ottantacinque.”

Nick è n uomo duro, di un’epoca andata, fatto di una sostanza che sembra indeperibile malgrado gli strapazzi, vino, sigari, cibo … donne. La contrapposizione e l’incomunicabilità tra generazioni è uno dei perni della trama, sia la relazione tra il protagonista Henry Molise e il padre Nick, ma anche quella tra Henry e i suoi stessi figli, il salto generazionale è fatto di amore e disprezzo, suddiviso in modo equo e reciproco tra tutti i componenti dei nuclei famigliari che si incontrano a San’Elmo in California, paese d’origine a cui torna Henry richiamato dai fratelli: i genitori ultrasettantenni ma ancora fumantini, minacciano di divorziare, una bella gatta da pelare; ma la vera avventura, la tragedia, il decadimento e le riscoperte sono tutte da vivere.

“Mio padre sarebbe stato un uomo più felice se non avesse avuto una famiglia. Non fosse stato per i suoi quattro figli avrebbe divorziato da tempo e si sarebbe trasferito in qualche altra città”

Un pensiero di questo tipo, crederci intendo, è un fardello molto consistente da portare in giro. Io stessa ci ho convissuto a lungo, in forma leggermente diversa, devo dire che trovare qui in un romanzo una cosa tanto familiare, mi ha spiazzata.

“I figli erano chiodi che lo avevano crocefisso a mia madre. Senza di loro sarebbe stato libero come un uccello.”

“Il mio vecchio non aveva mai desiderato figli. Aveva desiderato apprendisti muratori e scalpellini. Aveva invece ottenuto uno scrittore, un cassiere di banca, una figlia sposata, e un frenatore di treni. “

Genitori insoddisfatti dai figli, sempre e comunque. Figli eternamente rancorosi verso i genitori. Mogli sospettose, madri accudenti e dedite alla tavola imbandita e alla cura indiavolata del cordone ombelicale, mantenuto in vita a suon di polpette e gnocchi. Una vita che ci penso e qui in Fante ho trovato tutto, ma proprio tutto, rimescolato ovvio, ma vicinissimo a molte sfumature che hanno contraddistinto la mia famiglia. Cose che non si dicono, si intuiscono e basta, fin da piccoli e poi in età adulta sedimentano pensieri, forgiano la personalità e vengono molto spesso sostituiti da tenerezza e malinconia.

Noi figli adulti, come ci comportiamo con i nostri genitori. Quanta materia stratificata ingabbia le nostre relazioni con loro. Oppure, siamo stati bravi a tal punto da purificare le maglie di questa relazione e portarla alla tensione adatta per un confronto reciproco e rispettoso? Forse per poco perché poi cosa succede, la relazione un poco si ribalta. Noi figli adulti cominciamo a diventare ansiosi e i genitori invece sfuggenti, questo almeno è ciò vedo accadere spesso. Insomma, tra generazioni è sempre molto complicato riuscire a trovare un ponte, un contatto ma la riconciliazione è l’unica via percorribile.

.

La confraternita resta sospesa, le risate e la spacconaggine testarda di quegli uomini sudici, veri e pieni di aneddoti divertenti. Bellissima lettura. Per febbraio mi conservo È primavera, Bandini!

.

#bandini #letteratura #autoriamericani #italoamericani #romanzi #romanzibelli #leggere #libri #letture2024 #laconfraternitadelchianti #marcosymarcos