In questi ultimi dieci giorni ho letto poco, scritto di più, meditato tantissimo. Sono convinta che avere il privilegio di guardare per giorni interi l’orizzonte aperto sul mare possa condurre a uno stato di pace interiore capace di illuminare lo sguardo.

Genie la matta, edito con Adelphi con la traduzione di Ena Marchi, è stata una lettura che avevo preso così, sull’onda dell’entusiasmo che una recensione era riuscita ad infondermi. Non ho acquistato una copia cartacea, ho preso il testo in prestito con il sistema interbibliotecario e ho letto dal cellulare. Lo so. Molti potrebbero essere colti da pellagra fulminante e svenimenti multipli fino a sincope e morte. Non mi piace normalmente ma in viaggio è stato comodo così e poi posso leggere qualche libro che non sono sicura mi piaccia senza spendere una lira – anzi euro questo accenno al conio che fu, mi lascia interdetta – cosa che visto il ritmo delle mie letture è un’ottima idea.

Si. Comprerò una copia per tenerla con me. Genie e la piccola Marie, nel loro connubio mi hanno sorpresa all’inizio, raggelata qualche volta e straziata in molti momenti sparsi in giro per il romanzo. Ines Cagnati sembra volerti raccontare una favola triste, ambientata in un mondo magico, fatto di natura, di alberi da frutto, di raccolto e di animali. Una favola che racchiude il cuore delle persone, un cuore che l’autrice svela, può essere puro e semplice oppure cattivo. Ma la cattiveria umana è dettata dalle idee, la prepotenza del diritto è la violenza più ingiusta, spesso perpetrata nei confronti di coloro che più si amano.

La solitudine che attraversa la piccola Maria, concepita da uno stupro, corrisponde allo smarrimento della madre. Il terrore di essere abbandonata che tormenta la bambina. Al suo senso di perdita si somma il nostro, quando cominciamo a ricostruire e allineare i tasselli di questo viaggio nei ricordi. Tutta la storia resta aggrappata dentro, un nodo di emozioni che risvegliano antichi dolori. A ciascuno il suo.

Il dialogo con una madre, quando assente malgrado l’infinito amore, l’incapacità di corrispondersi e al contempo il desiderio di esserci. Non starmi tra i piedi è la frase che più spesso Genie rivolge alla piccola Maria, sostituito da altri imperativi e distacco. Un sonno nell’unico letto in cui, malgrado lo spazio angusto, Maria sente distanze e freddi siderali, inumani. Tutto questo sentire il dolore altrui e di rimando, il proprio, mi ha stupita e mi ha consentito di esplorare un ambiente dimenticato e un orizzonte inaspettato. Questo per quanto riguarda la mia personale esperienza di lettura.

La voce che l’autrice ha scelto, quella di una Maria cresciuta che si osserva e ci apre un sipario sul passato è magistrale. Una poesia fatta di ripetizioni che non vogliono altro che farci pensare alla cadenza ritmata dei fatti semplici e delle parole che, ripetute, forgiano le vite dei protagonisti. Ines Cagnati riesce nell’ eleganza della sua scrittura a intrecciare sentimenti e luoghi. La descrizione dello sfondo sul quale si muovono i personaggi della storia è preziosa e alta a tal punto da trasformare la natura e i luoghi in personaggi a loro volta che tormentano o proteggono, che ci comunicano l’esatta condizione emotiva di chi sta attraversando quel tempo.

Il tema dell’emarginazione, della follia e delle ingiustizie nelle piccole comunità è trattato in modo originale e delicato, la donna messa al centro di questa tragedia, sola, non ha mezzi se non la propria tenacia ma non basta nemmeno quella. Non basta l’ostinazione del silenzio, unica arma con la quale decide di difendersi dalle cattiverie altrui. L’accanimento sul più debole è il risvolto più crudele della natura umana, una variante possibile contro ogni ragionevolezza, sempre più spesso visibile.

Raccolgo i pensieri e poi mi ripropongo di leggere Giorno di vacanza della Cagnati che con la sua scrittura mi ha fatto innamorare.

AUTRICE: Ines Cagnati (1937 – 2007) Autrice francese, figlia di contadini immigrati.  suoi romanzi trattano dell’esperienza di essere un outsider, di crescere poveri nella Francia rurale e del silenzio che accompagna l’incapacità di comunicare. È stata anche insegnante di letteratura francese al Lycée Carnot di Parigi. (fonte wikipedia)
In Italia è stato tradotto anche Un giorno di vacanza edito sempre con Adelphi.