Al Salone del Libro di Torino, tra le cose belle che ho potuto apprezzare ci sono stati alcuni stand dove gli editori si sono spesi con encomiabile energia nella promozione dei loro testi ma direi soprattutto della loro idea di letteratura, nella comunicazione del progetto a cui tende la loro casa editrice. Tra questi uno degli stand che più mi sono rimasti nel cuore è quello di Utopia Editore Qui c’è stato Gerardo Masuccio, editor di questa casa editrice che mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo consigliandomi tre romanzi, descrivendomi di ciascuno la sua particolarità. La mia scelta è ricaduta su questo breve testo di Hamid Ismailov, autore originario dell’Uzbekistan i cui scritti sono stati banditi nel suo paese e lui a seguito di persecuzioni dal 1990 scrive e vive all’estero, tradotto in moltissime lingue e molto apprezzato dalla critica internazionale.

NOTA STORICA – In Uzbekistan si trovava il Poligono di Semipalatinsk, area per test nucleari dell’Unione sovietica dal 1949 al 1991, così la storia trasforma il paesaggio, i corpi e le coscienze di intere popolazioni. Ismailov diventa depositario di questa storia e la trasforma in una narrazione, in questo caso adopera una favola che poi è l’espediente più efficace per raccontare la verità velandola di poesia.

TRAMA – Erzan è un bambino prodigio, abita con la madre muta e che non si sa come sia rimasta incinta quasi si dovesse sospettare del vento, poi ci sono i nonni e lo zio, tutto fa presagire solo gioie e fortune per il nostro piccolo protagonista e anche per chi vive intorno a lui: grandi speranze albergano nei cuori di tutti i personaggi. Il mondo arriva alle loro orecchie attraverso un grammofono, poi una radio e infine una televisione, tutti strumenti tecnologici di cui i grandi diffidano e che invece i bambini sono curiosi di esplorare, per conoscere il diverso, capire quello che accade intorno a loro.
Questo clima di attesa positiva del futuro prosegue finché quel dolce inizio di vita incontra la disgrazia. L’indole di Erzan, ribelle e curioso come devono essere i bambini, lo porta a disubbidire e addentrarsi nel cuore silenzioso della Zona dove si trova il Lago Morto – forse come l’autore che si spinge in zone grigie con i suoi racconti, diventando scomodo per il potere – così il corpo del bambino entra in contatto con la malia di una natura compromessa, diventa oggetto di un sortilegio che ne impedirà la crescita. Imprigionato nel corpo di un bambino il piccolo Ezran vedrò tutto il mondo crescere intorno a lui, alberi, bambini, la piccola Ajsulu, che da compagna di sogni, passeggiate e notti stellate diventa l’oggetto, inarrivabile, del suo amore. Ezran senza colpa non avrà più accesso alla sua esistenza autentica, non riconosce più se stesso e osserva e ascolta la vita che, intorno a lui, si muove indisturbata seguendo il corso del tempo, abbandonandolo di giorno in giorno.

NOTE SUL TESTO – Lo stile di Ismailov si contraddistingue per una spiccata vena poetica che me lo fa interpretare come un aedo della sua terra in epoca moderna. Un angelo sfuggito a una terra incosciente che porta in sé i semi del male, li diffonde tra i suoi figli e assieme a loro rimane vittima di un incantesimo moderno e terribile.

AUTORE – Hamid Ismailov

BBC journalist Hamid Ismailov and Index on Censorship board member David McCune at the Index on Censorship Freedom of Expression Awards (photo: Elina Kansikas for Index on Censorship)

Hamid Ismai­lov è nato nel 1954. Cre­sciu­to in Uzbe­ki­stan, ha abban­do­na­to il pae­se nei pri­mi anni novan­ta a cau­sa del­le per­se­cu­zio­ni del regi­me, ripa­ran­do nel Regno Uni­to. Scri­ve pre­va­len­te­men­te in rus­so e in uzbe­ko. Per ven­ti­cin­que anni ha lavo­ra­to come gior­na­li­sta del­la’BBC. Tra­dut­to­re e media­to­re cul­tu­ra­le, ha cura­to la resa in uzbe­ko di mol­ti clas­si­ci del­la let­te­ra­tu­ra occi­den­ta­le e, nel con­tem­po, la tra­du­zio­ne in ingle­se e in altre lin­gue euro­pee di alcu­ni clas­si­ci del­la let­te­ra­tu­ra uzbe­ka. Si è inol­tre dedi­ca­to alla poe­sia sono­ra, spe­ri­men­tan­do con­ta­mi­na­zio­ni tra la paro­la, la musi­ca e l’arte figurativa. Le sue ope­re, ban­di­te in Uzbe­ki­stan, sono sta­te tra­dot­te in mol­te lin­gue, riscuo­ten­do il plau­so del­la cri­ti­ca.

Fonte. www.isbn.it