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SOLO – August Strindberg
Carbonio Editore – 139 pp
701 parole, tempo di lettura 4 minuti.
Tempo fa ho acquistato e letto questo testo edito con Carbonio, Casa editrice davvero interessante che propone titoli belli da riprendere in mano. Strindberg lo avevo studiato all’università per l’esame di Drammaturgia e ricordo che lo avevo davvero amato per la sua capacità di mettersi tra letteratura e fiosofia, ponendosi sempre come osservatore acutissimo della realtà.
Leggere questo testo mi ha riportato indietro e mi ha consentito di riflettere sul tema della #solitudine.

A tal riguardo in questi giorni mi è capitato di ascoltare la diretta di un ragazzo giovanissimo che cura una splendida pagina instagram, la trovate come @faunaletteraria, parlava tra le varie cose, della sua dimensione nella solitudine, come di un luogo privilegiato che vada coltivato. Condivido questo pensiero essendo una persona molto solitaria e oserei dire, felicemente solitaria fin da piccola e perché davvero penso che nella solitudine diventiamo noi stessi e possiamo comprendere gli altri, sembrerà un paradosso ma sono convinta che solo chi sa stare in solitudine riesca a sviluppare l’empatia per il prossimo.
TRAMA: Un uomo, vedovo, più o meno sulla cinquantina ritorna nella sua città natale, Stoccolma. Dopo un primo incontro con i vecchi compagni di classe, quasi da subito comincia a notare anche qui le stesse dinamiche della provincia nella quale aveva a lungo risieduto. Le domande di circostanza soppiantano il primo genuino interesse e ben presto l’ipocrisia, vecchi rancori vengono portati a galla e la vacuità delle conversazioni intristiscono al tal punto il protagonista da indurlo a sottrarvisi. Così il protagonista si ritira nella sua intimità, osserva il mondo che lo circonda mantenendo il dovuto distacco che gli permette di godere delle piccole cose, una passeggiata, il cambio delle stagioni, i suoi libri, senza essere distratto dalla meschinità umana che in ogni caso non smette di osservare fino all’ultima pagina del libro che restituisce l’immagine della solitudine si, ma lontana dal freddo rifiuto del mondo, piuttosto è la via che conduce all’amore per se stessi e di conseguenza quello che vediamo, senza giudizio ma con la gioia di vedere il mondo scorrere senza necessariamente volerne essere parte. La solitudine diventa un potere metafisico, uno strumento di esplorazione del se e del diverso da se, possibile forse solo dopo un grande dolore o alla fine della propria vita, come succede all’autore.

AUTORE – August Strindberg
Narratore, drammaturgo, poeta svedese.
Autore che nel corso della sua carriera, ha frequentato forme letterarie eterogenee e spesso in contraddizione fra loro.
Una capacità straordinaria dal punto di vista linguistico e narrativo ha comunque sempre informato l’opera di Strindberg, derivandogli da esperienze di vita, dall’accesa insofferenza per le convenzioni borghesi, e da una certa instabilità relativamente alle convinzioni politiche.
Figlio di un piccolo commerciante e della domestica di famiglia, cosa che gli avrebbe procurato un inestinguibile sentimento d’inferiorità (che seppe esasperare fino a farne materia per la costruzione di un mito personale su cui fondare la propria identità) fu studente di lettere a Upsala (1867), successivamente supplente maestro a Stoccolma e precettore privato in alcune famiglie. Tornò poi a studiare, ma questa volta medicina (1868), fu un attore di scarsissimo successo (1869), redattore di una rivista che trattava dei problemi assicurativi a Stoccolma (1872), e ancora: allievo telegrafista a Sandhamn (1873), collaboratore e reporter per le sedute parlamentari nelle Dagens nyheter (1873), amanuense nella Biblioteca Reale (1874).
Si sposò tre volte. La prima moglie fu Siri von Essen (dal 1877 al 1892); la giornalista austriaca Frida Uhl (dal 1893 al 1894) la seconda, e l’attrice Harriet Bosse (dal 1901 al 1904) la terza.
La fiera, strenua opposizione all’ingessata società letteraria svedese del tempo sfociò nella cosiddetta faida di Strindberg (1910-12), che lo obbligò ad abbandonare per un periodo il paese.
L’interesse per le tematiche sociali espresso in questo periodo non soffocò l’impegno di revisione e rinnovamento del teatro, che sarebbe culminato nella fondazione dell’Intima teater (“Teatro intimo”), attivo a Stoccolma dal 1907 al 1910. Questa vicenda comportò una tappa molto importante nella vita di Strindberg, che accrebbe le proprie competenze nella storia del teatro, nella tecnica di regia e nella recitazione.
S. fu attore, regista, critico, drammaturgo, arrivando a una profondissima comprensione del teatro in tutte le fasi del suo farsi.
Fonte: www.isbn.it