Edito con Vita Activa Nova – La rosa dei venti – 214 pp.
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Oggi vorrei recuperare una lettura di maggio 2024, tardissimo quindi. Ho acquistato la mia copia di questo romanzo Una Scelta durante il salone del libro di Torino perché mi sarebbe piaciuto intercettare qualcuno delle case editrici regionali, così è stato, ho trovato una referente della piccola casa editrice Vita Activa Nuova, che in realtà al tempo non conoscevo e quindi mi sono lasciata consigliare, tra l’altro con molto garbo, dalla signora che presidiava lo stand.

La mia scelta è ricaduta, scusate il banale gioco di parole, su Una scelta che mi ha quasi richiamata. Il motivo è che il tema centrale dell’opera è la depressione e il lento scivolamento verso una scelta, tremenda e definitiva: il #suicidio. Un gesto che per qualcuno è un atto di codardia e per altri invece diventa l’estrema, ultima, manifestazione di volontà, forse la più lucida.

Si tratta di una tematica difficile, piena di dirupi dentro i quali potrebbe covarsi l’anatema. Personalmente ascolto molto volentieri le opinioni di tutti ma credo che sulla nostra vita, almeno su questa, dovremmo aver diritto di decidere ma questa ovviamente è la mia opinione, sono una forte sostenitrice di Luca Coscioni e non lo ringrazierò mai abbastanza per la battaglia che sta portando avanti.

La prima volta che ho cominciato a pensare al suicidio come scelta coraggiosa è stato, lo ricordo benissimo, al Liceo leggendo Jacopo Hortis ma credo aleggiasse nei miei pensieri anche molto prima, nell’infanzia. Avendo avuto una zia schizofrenica che intorno ai tredici anni aveva tentato di togliersi la vita con un mix di sonniferi e oppioidi e che entrava spesso in crisi paranoiche, ho capito ben presto cosa significa essere dentro un corpo che davvero è prigione per l’anima che brucia. Lei ha consumato tutta la sua vita, finché non è sparito anche l’ultimo granello di volontà. E’ stata sopraffatta da tutto e tutti e con lei anche una parte di me: siamo l’ambiente in cui cresciamo, immagino.
Questo ci riporta al motivo del post, una recensione al libro Una scelta, interessante intanto l’articolo indeterminativo adoperato dall’autrice. Si tratta di una tra tante? Una scelta che sovrasta le altre? Una scelta, semplice e che ha diritto di coesistere con la medesima dignità con molte altre scelte, meno stigmatizzate dalla nostra società cristiano centrica, con tutto quello che di buono e di cattivo questo tratto socio culturale porta con se. Forse si tratta di una scelta estrema e impossibile da sfuggire ma che è il risultato di una malattia corrosiva, che priva di ogni prospettiva e che invece, affrontata con le giuste cure potrebbe trasformarsi in un nuovo percorso di consapevolezza e diventare terra fertile per una nuova vita e strumento per comprendere se stessi e gli altri. La condivisione di queste esperienze credo sia un gesto coraggioso e molto generoso.

Anticipo il nodo centrale del romanzo per il semplice fatto che l’autrice già nell’incipit di dice tutto:

Novembre 2017

Il mattino di quello che sarebbe stato il suo ultimo giorno, Virginia si alzò dal tavolo per mettere la tazzina del caffè nel lavello e puntò lo sguardo verso il velluto ancora scuro del cielo.

STORIA: La scelta del nome della protagonista Virginia, mi fa proprio adesso pensare alla nostra amatissima Woolf, forse perché ho appena terminato di leggere Mrs Dalloway e ho visto da qualche settimana The Hours (strepitoso tra l’altro lo trovate su Netflix) Virginia scrive, è una traduttrice di romanzi svedesi in italiano, la casa editrice per cui lavora le affida testi thriller, ansiogeni e oscuri che le trasmettono un malessere a tratti intollerabile. Virginia saluta il marito che sta per partire. Con calma la conosciamo e sentiamo che qualcosa dentro la protagonista comincia a girare per il verso sbagliato, i pensieri sempre rivolti al passato sono sovrastati da una nostalgia dolorosa e la volontà scricchiola. Ci sono persone che sembrano emergere da un sottofondo sabbioso, lontane, inafferrabili forse tenute volutamente distanti perché la voragine dentro la protagonista alberga nel tempo lontano dell’infanzia, dal tempo in cui tutto si compie e al quale torniamo tutti, prima o poi, per fare i conti. Virginia, comprenderà le parole e i gesti del padre, la sua fragilità è un’ereditarietà che prende la forma di un frutto ammaccato che intacca ogni superficie della sua esistenza. Vivere a fianco della malattia e dell’autocensura, altera la percezione di se stessa in rapporto con gli altri e saranno l’amicizia e un viaggio (forse fuga) a salvare Virginia, a metterla in una porzione di vita che la rischiara ma così facendo crea enormi ombre alle sue spalle, sulla sua casa e la sua famiglia che nel chiaroscuro della nuova vita di Virginia pare volerla risucchiare. La reazione per l’appunto è il sottrarsi, il correre incontro a una vita diversa. La storia però ritorna e il peso delle esperienze, specialmente quelle vissute nella prima giovinezza e nell’adolescenza, segnano ciascuno poi la scelta, il senso di sopraffazione hanno la meglio e questo, senza poterne scorgere l’epilogo è dato alla libera interpretazione del lettore che resta sospeso tra passato e presente, vita e morte, tra mondi paralleli che ognuno di noi sfiora e che non dovrebbero, dopotutto, spaventare perché ne siamo parte.

OSSERVAZIONI – La professione dell’autrice Serena Scarel che è una psichiatra le ha permesso, in questo testo, di sondare con estrema delicatezza e cognizione di causa il processo della “caduta nella depressione”, il cortocircuito attuato dalla malattia e progressivamente isola la protagonista facendola vivere, in parallelo con la sua esistenza. Osserviamo la spirale nella quale cade la protagonista, i tratti di una vita interiore ritirata, a suo parere senza vie d’uscita. Mostrare il decorso più doloroso di questa terribile malattia diventa la “missione” di Serena e il messaggio è che da questa malattia si può uscire, ci si può curare con il valido aiuto e con il corretto approccio.
Il senso di colpa che emerge come un iceberg e finisce con il soffocare la protagonista è uno strumento che, quale artificio letterario, scandaglia la progressione della solitudine nella quale la protagonista si ritira sempre più rifugiata in un passato che quali alimenta il suo dolore, chiudendo ogni prospettiva sul futuro, tipico mondo di chi si ammala di depressione. Ci sono alti muri che separano queste persone dalla realtà e trovo davvero molto generoso il gesto di Serena, scrivere una storia che in modo semplice, attraverso il racconto, voglia illustrare questa discesa per invitare a comprenderne meglio la dinamica e consentire a chi legge di conservarne memoria di poter cogliere segnali, di sentire in modo inequivocabile il prossimo qualora ne dovesse cogliere la caduta. Poi, per esperienza personale, quando una persona cara si ammala, i parenti e gli amici possono essere vicini, ma sono solo i professionisti a poter aiutare in modo concreto e definitivo, meglio se chi è intorno all’ammalato ne riesce a cogliere le prime avvisaglie.

In qualche punto si potrebbe essere sopraffatti dalla lentezza del racconto ma si tratta di una scelta precisa, che coinvolge il lettore nel processo della malattia mettendolo a contatto, concreto quasi, reale, con la vita della protagonista. Si tratta di un esperimento molto riuscito a mio modesto avviso, purché la lettura venga affrontata con consapevolezza.

AUTORE – SERENA SCAREL

Fonte: www.satisfaction.it

Nata e cresciuta a Terzo d’Aquileia, Serena Scarel ha conseguito a Udine la maturità classica. Si è quindi iscritta all’università di Ferrara, dove nel 1986 si è laureata in medicina con la lode. Trasferitasi a Monaco di Baviera si è prima specializzata in Neurologia e quindi in Psichiatria. Ha lavorato presso diversi ospedali anche come aiuto primario. Sensibile ai temi del femminile ha fondato un gruppo di interesse per specialiste neurologhe, che si occupa della discriminazione anche fra le laureate.
Ne sono seguiti articoli su riviste specialistiche. Nel suo lavoro si è interessata alle patologie psichiatriche di donne vittime del racket della prostituzione. Ha seguito diversi corsi di scrittura creativa presso la Scuola Holden prima di affrontare il suo primo romanzo. Dall’inizio del 2023 ha deciso di lasciare la sua professione di medico per dedicarsi completamente alla scrittura.

fonte: www.lenuovequerce.it