434 pp – Stile Libero Einaudi

Nicoletta Verna è diventata, dopo cinquanta pagine di lettura, una delle mie attuali scrittrici italiane preferite. La lettura de I giorni di Vetro è stata piena di colpi di scena, cruda, difficile. Il romanzo che Nicoletta ha saputo donarci è pura trama, ricerca storica e capacità di far emozionare con le parole. In una frase sola, scrivere è un processo e il risultato quando c’è un lungo lavoro di riflessione dietro, si vede.

Ho letto la copia che mi ha prestato una mia cara amica, lei lo aveva letto prima di me e chiuso il romanzo mi ha guardata, è scoppiata a piangere e si è buttata in acqua. Io ho terminato il romanzo a letto, non avevo un mare mosso nel quale nascondere le mie lacrime… All’inizio ero un poco titubante e non so come mai ci ho messo così tanto tempo a prenderlo in considerazione. Che lettura appassionante e che ferite, resta tutto dentro. Il nucleo di contrapposizioni, le vite infelici, il destino che a volte è scritto, tutto, tutto ti rimane impresso indelebilmente nella memoria.

TRAMA – Il romanzo racconta la vita, diametralmente opposta di due donne prima, durante e dopo la salita del Fascismo. Redenta è la prima che incontriamo, per quanto di umili origini, la piccola per quanto segnata dalla “scarogna” sembra crescere in una famiglia che si arrabatta per sopravvivere e mettere qualcosa in tavola ma che, in qualche modo, riesce a trovare lo spazio per sopravvivere e darsi da fare, lunghe ombre però si allungano sul loro destino. La piccola redenta è legata da una profonda amicizia con Bruno bambino serio e pieno di idee che sarà il suo più grande motivatore durante la malattia, il suo ricovero all’ospedale e le conseguenze della poleomelite, una “gamba matta e una mano rattrappita con le quali Redenta viene segnata a vita a un destino di solitudine, che di certo sarebbe stato preferibile a quello a lei riservato. Bruno resterà suo amico affettuoso e attento fino all’adolescenza, poi per dissapori in famiglia e perché animato dai suoi ideali scompare. Tutta la storia conduce a un momento cruciale: l’incontro di Redenta con Iris una donna enigmatica che si scoprirà poi essere una partigiana. Le vite delle due si sfiorano e quasi intravedono la morte l’una dell’altra. L’epilogo sarà un colpo di scena che giustamente non vi svelo.

RIFLESSIONI: Ho deciso di raccontare pochissimo della trama, la contrapposizione tra luce e ombra, lotta partigiana e fascismo, come le loro relative crudeltà e necessità storiche, follie umane e sangue sono dettagliate e corredate di innumerevoli approfondimenti che Nicoletta Verna ha saputo orchestrare in modo ineccepibile. L’intreccio della trama, oltre all’uso della lingua colorita da innumerevoli inflessioni dialettali cesellate perfettamente, è l’elemento che mi ha conquistata di questo romanzo che non smette mai di stupirti fino all’ultima parola. Ci sono molti personaggi che seppure a sfondo della vicenda principale sono tratteggiati in modo impeccabile e strumenti veri e propri a servizio della creazione dei protagonisti, attraverso strumenti di contrapposizione e similitudine adoperati, secondo me, in modo molto preciso.

Tra questi menzione speciale la Fefina, la nonna di Redenta che aiuta a nascere i bambini e che rappresenta, pur una generazione indietro, una figura femminile estremamente anticonformista e indipendente se vogliamo. Una donna dalla carica energica, che nei momenti difficili viene in soccorso, anche del lettore oserei dire, per dare un attimo di respiro alla crudeltà racchiusa nella storia.

Un altro personaggio di cui avrei voluto sapere di più ma che rimane poi nell’ombra è la madre di Iris, una figura quasi evanescente e al contempo piena di fascino e speranza perché sprona la figlia, Iris a sfidare la sorte e prendersi quello che le spetta perché “Non farai la serva: sei intelligente, e l’intelligenza è la madre di qualunque destino”. Questa frase mi aleggerà a lungo in testa, quale destino. frasi a volte difficili da comprendere e che ci insegnano che “Il bene che passa per ciò che ha tutta l’aria del male, ed è oscuro perchè ha una forma incognita, e ci sgomenta. – Come vuoi
Il testo prosegue con un testo tra parentesi che ci fa intuire la protagonista stia parlando con se stessa e che ci anticipi qualcosa del futuro, che ci mette all’erta, secondo me un espediente davvero utile in questo testo:

(in quel momento mi sono salvata oppure ho deciso la mia rovina? Non smetterò mai di chiedermelo)

Ancora oggi, dopo giorni dalla chiusura del romanzo e della sua prima lettura, nello sfogliare le sue pagine, vengo colta da un’emozione fortissima, un pugno nello stomaco fatto di verità, chissà se anche il cognome della famiglia di Redenta tutto sommato non sia una scelta, Verità. La guerra è una brutta bestia, trasforma gli esseri umani, li rende animali, sciocchi e sanguinari, inutili se pensiamo che la nostra missione dovrebbe essere la vita, dovremmo tendere alla felicità a esserci nel nostro tempo (breve) nel modo migliore eppure la storia ci insegna che non è davvero così.

L’invito della lettura, per quello che mi riguarda, è di guardare con criticità ai tempi attuali, per quanto la vicenda sia spostata indietro nella storia italiana e in parte universale, perché la violenza tocca tutti allo stesso modo: indelebilmente. Apriamo gli occhi e guardiamoci le spalle, il male è subdolo e non vede l’ora di coglierci impreparati, pertanto studiamo, informiamoci e parliamo il più possibile di quello che non ci piace del mondo in cui viviamo.

Un grazie speciale e personale a Nicoletta Verna.

Fonte: www.unitedstoriesagency.com

AUTRICENICOLETTA VERNA (Forlì, 1976) ha pubblicato per Einaudi Il valore affettivo (2021 e 2024), che ha avuto la menzione speciale al Premio Calvino e ha vinto il Premio Severino Cesari e il Premio Massarosa, e I giorni di Vetro (2024).

Fonte: www.einaudi.it