Il tuo carrello è attualmente vuoto!
IL VALORE AFFETTIVO – Nicoletta Verna

Subito dopo aver letto I giorni di vetro di cui ho scritto qualche tempo fa, mi sono incuriosita e presa da vera e propria ammirazione per Nicoletta Verna ho scoperto che mi era sfuggito il suo esordio: Il valore affettivo. sempre edito con Einaudi Editore e che ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria della XXXIII edizione del Premio Calvino. In effetti so per certo di aver visto la copertina del suo romanzo in giro, soprattutto nei social, poiché frequento parecchi profili dediti alla “rendicontazione letteraria” ormai la chiamo così, ricordo anche di aver archiviato nella mia memoria il testo, con la promessa di leggerlo.
Le due figure femminili ritratte in copertina, che fanno pensare a due gemelle rappresentano le protagoniste, si tratta di un dipinto Dual Natire di Daria Petrilli, artista di respiro internazionale che si contraddistingue per la realizzazione di ritratti femminili dalle connotazioni surrealistiche: direi che hanno scelto il soggetto perfetto per questa narrazione che mi ha letteralmente spiazzata. Questo mio spaesamento è stato indotto di certo dal diverso tenore della narrazione rispetto I giorni di Vetro ma anche dallo scoprire che Nicoletta Verna ha un talento preciso: la costruzione di trame fitte e intricate che fanno intravedere dettagli e indizi ma che al contempo ti sorprendono facendoti scaturire emozioni contrastanti, tra cui spesso il raccapriccio con punte di conturbante che si inanellano perfettamente nelle vite dei suoi personaggi, avvicinandoli al precipizio che talvolta assaggiamo nelle nostre stesse esistenze, rendendoci così partecipi del loro senso di “perdita”.
TRAMA – La storia si concentra nel rapporto tra la protagonista Bianca e il suo passato, segnato da un terribile incidente. La famiglia di Bianca, anche se ormai lei è adulta e ha una vita all’apparenza indipendente, viene sublimata in un pensiero-mondo e diventa il luogo nel quale accade tutta la sua vita interiore passata e presente, un’intera esistenza dominata da un profondo irreparabile senso di colpa. L’interiorità di Bianca si sviluppa parallela rispetto la sua vita quotidiana, i gesti metodici e la perfezione con la quale gestisce la sua figura, la sua casa, i piatti che cucina, l’amore per suo marito Carlo. I traumi che la Bianca bambina porta dentro di se hanno scavato canali nei quali vengono irrigati pensieri tossici, presentati con la leggerezza e l’ingenuità che appartengono ancora all’infanzia, come se la protagonista fosse rimasta intrappolata in un tempo proibito, celato e che diventa sempre più ingombrante, difficile da nascondere.
Uno dei numerosi temi affrontati nel romanzo – sono molti – è l’attrazione per lo scarto che viene presentata “come l’attrazione di chi soffre di vertigini ha un’attrazione innata verso il vuoto” Ecco questa pulsione, nata dentro i confini della relazione con la madre di Bianca e l’incidente in cui muore la sorella che ha innescato il senso di colpa dentro la protagonista e ha fatto sì che tutta la sua vita si riducesse a un piano, architettato in modo fumoso, per riportare in vita la sorella, redimersi agli occhi della madre, sentire per un’ultima volta il suo sguardo, possibilmente benevolo, addosso. La materia, il corpo è luogo dove succedono molte cose ne Il valore affettivo, corpo femminile nel quale deve attecchire la vita, corpo per sedurre, strumento per arrivare dove la mente vorrebbe e poi la caduta, il corpo non regge la dimensione che la mente, l’intenzione malata, vorrebbe esplorare.
La follia diviene risposta al trauma, sia dal punto di vista della madre che della nostra protagonista o di altri personaggi come Rodolfo ripiegato in una vita infelice perché schiacciato a sua volta dal senso di colpa. Insomma la follia o l’anomalia è una delle facce di un prisma che ruota verso il basso, schiacciando la volontà nello svolgersi della trama. I rapporti di odio e amore, intrisi di velata crudeltà, si intersecano e mostrano i risvolti meno aspettati di un’umanità malata. Ciò che mi ha colpito nel riflettere sui personaggi creati da Nicoletta Verna, è proprio la loro umanità, fragile e ingiusta, quella che contraddistingue ciascuno di noi. I rapporti di forza tra padre e figlio, uomo e donna, donna e donne, le relazioni sono il nocciolo fondante di tutta la storia che sonda in maniera impietosa le possibili derive nelle quali cercare ristoro, solo temporaneo; dalla vita non si scappa, possiamo inventarci molte scorciatoie, sotterfugi, nascondigli ma la vita, prima o poi bussa alla nostra porta e dovremo rispondere alla chiamata oppure rinchiudere la nostra volontà spegnendo ogni orizzonte.
Ho terminato Il valore affettivo da tempo eppure resta sul mio comodino, come se avesse da dirmi ancora molte cose. Allora lo sfoglio e cerco altro, è facile che quest’altro affiorerà nel corso del tempo, forse deciderò di aggiungere testo a questa recensione o di approfondirla mano a mano che altri temi a me cari arrivino in superficie e mi dicano altro, accade solo con alcuni autori e Nicoletta Verna, per quello che mi riguarda, fa parte della schiera.
Buona lettura.