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NON PER CATTIVERIA – Beatrice Benicchi
Edito con Feltrinelli – Collana Gramma – 277 pp.
La copertina di Non per cattiveria e anche il titolo mi hanno subito incuriosita e così ho preso la mia copia di questo romanzo, esordio di Beatrice Benicchi. La vicenda raccontata è originale, piena di brio e di emozione; la storia resa con un linguaggio e con idee giovani, come mi sembra di capire anche gli altri titoli di questa collana.

TRAMA: Fin dalle prime frasi del romanzo incontriamo la protagonista, Anna Lanè, che si presenta in prima persona: scopriamo immediatamente che Anna ha un passato complicato, segnato da due incidenti terribili. Il primo dolore: la perdita del suo fratellino maggiore, Bernardo, di cui Anna conserva un ricordo sbiadito ma la cui assenza segna profondamente la sua vita e soprattutto quella dei genitori che arrivano alla separazione fino al trasferimento di Anna e del padre, con cui ha scelto di vivere, dalla nonna artista mai vista prima, nella casa dei lillà. Il padre Vincenzo, che fa da coprotagonista, nella sua modesta esistenza, gestisce con dedizione un bar e al contempo conserva uno spazio illusorio, un album di figurine dei calciatori del piccolo Bernardo e che diventa la sua passione di collezionista, corteggiato a sua volta da collezionisti di tutta Italia. Il secondo incidente: passeggiando con la sua amica Capretta, Anna viene colpita da un fulmine alla mano sinistra, da questo momento in poi nulla nella sua vita sarà come prima, come se quel contatto energetico avesse aperto un solco nella sua vita, illudendola di un potere sfuggente. Vincenzo e Anna, vivono con la nonna Agnese, dedita alla sua arte: riprodurre animali antropomorfizzati, dettagli che ne suggeriscono la personalità. L’intera casa dei lillà ha la connotazione di “casa delle favole”, piena di terrari abitati dagli animali più disparati: iguane, tarantole e serpenti. I vicini la dolce Giovanna che sa di torta e suo figlio Toni, diventano il compendio perfetto di una vita sopra le righe. La piccola Anna cresce in questa casa che a un certo punto rischierà di diventare un’arma a doppio taglio, da luogo sicuro a una pericolosa anticamera del mondo. Le bugie e le illusioni di cui, a Milano, Anna si vestirà finiranno per sciogliersi e riannodarsi in un nuova matassa tutta da immaginare.
“Ecco la mia sera, la mia vita che credevo senza scampo fino a che non ho usato la fantasia per fuggire. Mi sento stupida a non averci pensato prima: per diventare ciò che voglio non serve che allontanarsi da ciò che sono”
Sarà la storia a raccontare se questa è davvero la strada più giusta per la nostra protagonista, facendoci magari riflettere anche su alcuni snodi della nostra stessa esistenza.
RIFLESSIONI:
Il romanzo Non per cattiveria si snoda in una storia che rapisce chi la legge, è veloce e al contempo piena di poesia e di riflessioni che diventano subito intime. Il lettore ha l’opportunità di “entrare” nella vita dei protagonisti, di assistere alle cadute e risalite e finisce con il parteggiare per loro, che sono come noi, un poco in fondo alla fila, ma che non si arrendono, osservano la realtà pur consapevoli “della distanza tra chi ce l’ha fatta e chi si è agitato soltanto”. Così Vincenzo elabora un piano, una strategia di sopravvivenza, per lui e sua figlia, pur scontrandosi con la sua indole, decide per il male minore, senza riflettere troppo sulle conseguenze. ” Come se il motore della vita gli si nascondesse sempre nelle sciocchezze”
Il parallelismo usato tra fenomeni naturali, eventi tragici e mondo animale crea un intreccio inverosimile che nella sua assurdità ci dipinge fedelmente la realtà nella sua follia: qui sta la magia di questo testo.
“In uno dei terrari c’è una tarantola, un animale che, nonostante il pregiudizio, può essere davvero buono. Davvero un amico dell’uomo. Fino a quando non si sente messo all’angolo. Se metti nell’angolo una tarantola, è come se fosse stata sempre pronta ad ucciderti”
“Io sono una capra senza recinto. A muoversi senza confini finisce sempre che svieni”
La struttura della storia, che assume la forma di una cronaca raccontata quasi sempre in prima persona, ha richiamato alla mia memoria le atmosfere de “Il favoloso mondo di Amelie” di Jean-Pierre Jeunet (2001). Molto intelligenti e ben assestate le anticipazioni che svolgono sapientemente il ruolo di semi (planting) da raccogliere mano a mano che si procede con la lettura, questo offre al lettore la piacevole sensazione di stare dentro al testo, accolti e guidati; tuttavia i colpi di scena non mancano e lasciano anche spiazzati in modo da creare un perfetto cubo di Rubik, da smontare e rielaborare; fino alla fine non sappiamo tutto quello che potrà accadere ma la bravura della Benicchi è quella di farci stare a fianco dei protagonisti, dentro gli spazi della storia come se fossimo noi stessi ad assistere a una piece teatrale seduti in prima fila,.
La lingua di questo romanzo, seppure giovane e molto fresca, racchiude piccole perle di poesia, disseminate qua e la nel testo che avvicinano trasversalmente i lettori di diverse età, facendo apprezzare, senza appesantire l’atmosfera, la capacità di introspezione dell’autrice. La dosatura di tutti gli ingredienti, proprio per la giovane età di Beatrice ci dice che la sua scrittura è già stata oggetto di riflessione ma che in ogni caso racchiude un germe di purezza che è la sua peculiare bellezza. Gli intermezzi delle conversazioni via cellulare sono attualissimi anche graficamente, eppure si combinano in modo originale e piacevole con alcune parti scritte usando una voce poetica che raggiunge di nuovo il lettore stupendolo, come un fulmine, appunto. Sono rimasta molto colpita, nello specifico dalle parti da pagine 246 – 249, qui il testo prende anche ortograficamente una piega totalmente inaspettata. Ci troviamo davanti Anna, autentica, senza sovrastrutture, senza ruoli, passato, presente o futuro: Anna è sola e nel suo dialogo interiore, pieno di dolore, incarna una qualsiasi giovane donna, sola, che attraversa quel solco, quella barriera creata dal fulmine. Si consuma la vera tragedia della sua esistenza. La presa di coscienza dalla quale potrebbe derivare la follia. Un discrimine, tra chi siamo stati e chi vogliamo essere, o possiamo essere, malgrado noi, la nostra storia e tutte le sue conseguenze. Qui ho trovato la voce, vera, di Beatrice Benicchi e penso avremo parecchio di cui leggere in futuro. Con questo invio i miei migliori auguri alla sua scrittura.
AUTRICE: Beatrice Benicchi

Beatrice Benicchi è nata a Lucca nel 1995 e vive a Rimini. Si è laureata in Comunicazione, media e pubblicità alla Iulm. Ha lavorato come copywriter in alcune agenzie di comunicazione. Fa parte del progetto editoriale Inland, magazine indipendente con base a Copenaghen, dove pubblica reportage di viaggio da luoghi estremi del mondo. Per Feltrinelli Gramma ha pubblicato Non per cattiveria (2024).
Fonte- www.feltrinellieditore.it
Bella recensione, interessante romanzo credo interessante anche perché scritto da una donna giovane 🌹🐈⬛
Ciao cara e ben ritrovata. Confermo quello che dici, la collana credo abbia il chiaro obiettivo di affrescare questo momento storico con voci estremamente giovani e praticamente tutte all’esordio (ma devo leggere anche gli altri per dirlo con certezza) non tutte italiane tra l’altro…quindi con un respiro internazionale che allinea tuttavia i “modi” offrendo al contempo un ampio spettro di lettura e credo tutti abbiamo necessità di ascoltare queste voci e le loro intenzioni. Un saluto!
Grazie sono d’accordo sul leggere autori giovani 🌹🐈⬛