Feltrinelli Editore – Collana Gramma – 270 pp.

Questo è il secondo titolo della collana Gramma per Feltrinelli che mi sono trovata a leggere; ringrazio Feltrinelli Editore per la copia che mi ha inviato. Il romanzo ha confermato la linea di queste pubblicazioni. Si tratta anche qui di un esordio, Elena Fisher è una giovane scrittrice tedesca che preannuncia una voce fresca che incarna, come la collana desidera fare, uno sguardo nuovo sul mondo che ci circonda, visto con gli occhi dei giovanissimi, che hanno un’anima spesso ferita e un desiderio di dare voce alle loro inquietudini offrendoci in questo modo un’interpretazione della realtà che risulta cruda e lucida, ma in questi cadi come per Non per cattiveria di Beatrice Benicchi, senza quel tratto oscuro di certe narrazioni: loro ci illuminano lo sguardo.

TRAMA -Erzsebet, che tutti chiamano Billie vive con la sua mamma in una casa arrangiata, conducono una vita ai margini, rattoppando le loro esistenze, sognando il mare e sperando di organizzare un viaggio grazie a una piccola vincita. Billie e sua mamma non parlano mai del padre o dell’Ungheria il loro paese d’origine, non parlano della vita della mamma prima che Billie nascesse, men che meno del padre. Non parlano nemmeno della casa in Ungheria. Un giorno a rompere il loro equilibrio suona il telefono, la nonna di Billie è malata, ha bisogno di cure e la madre decide di farla venire a casa loro, di aiutarla a guarire. L’arrivo della nonna sancisce la rottura degli equilibri che avevano retto fino a quel momento. I litigi cominciano a farsi strada, la realtà che Billie aveva vissuto fino a quel momento crolla a piccoli pezzi, passando dall’amica Lea e sua madre che all’improvviso si rivelano in tutto il loro perbenismo, benpensanti di una società pronta a etichettarle come emarginate, zingare, ai margini, “da aiutare”. L’orgoglio ferito della piccola Billie si fa strada nella consapevolezza che lei vive come i suoi vicini Luna e Ahmed in uno stato di degenza si, ma con un alto livello di tolleranza e umanità. Quando Billie scopre che la nonna, dopo varie visite e ricoveri, butta le piccole invece di assumerle scoppia una lite durante la quale accade un grave incidente che sconvolgerà la vita della piccola Billie. Spostamenti, nuove prove, fughe e repentini ritrovamenti porteranno la piccola Billie a compiere un viaggio, munita di due amuleti una parrucca azzurra e gli stivali della mamma, la ricerca del padre mai conosciuto forse potrà essere una nuova rinascita per questa coraggiosa e sfortunata ragazzina.

RIFLESSIONI – Il primo elemento a cui mi viene da pensare ora che ho terminato di leggere Paradise garden sono i sapori e gli odori che in questo romanzo vengono esaltati in tutta la loro capacità evocativa. Questo accade fin dal titolo. L’odore dei cibi appartenenti a tradizioni diverse, portano indietro nel passato e dentro vite che possono solo essere intraviste, si percepisce l’odore delle case degli altri che sanno di vite lontane. Il profumo “rivelatore” della mamma di Billie, ma non dico di più! Gli armadi chiusi, perfino i segreti odorano, le scarpe e le maglie dismesse. Arriva al lettore fintanto la puzza della convivenza stretta, quella che si consuma nelle case famiglia.
Il bouquet finale è complesso, attraversa il presente e il passato dei protagonisti, un viaggio percettivo che lega e i personaggi e condiziona indelebilmente le loro relazioni. La capacità di Elena Fisher di riprodurre questi elementi olfattivi nella scrittura è davvero lodevole tanto che in un primo momento potrebbe sfuggire ma poi, riflettendo su ciò che resta di una prima lettura ecco che affiora questo ricordo del tutto collaterale eppure dirimente per la vita e le sensazioni che vivono i personaggi coinvolti nella vicenda.

Complimenti alla curatrice due su due titoli esprimono chiaramente il messaggio e portano una narrazione fresca ma non ingenua.

Autrice – Elena Fisher

Elena Fischer è nata nel 1987 e ha studiato Letteratura comparata e Cinematografia a Magonza, dove vive con la sua famiglia. Paradise Garden (Feltrinelli Gramma, 2024), il suo romanzo d’esordio, è stato finalista al Deutscher Buchpreis nel 2023. 
Fonte: www.feltrinellieditore.it