Edito con Laurana Editore – 226 pp.

Non conoscevo l’autore Edoardo Zambelli fino a questa primavera, quando per puro caso, mi sono imbattuta nella Bottega di Narrazione dove insegna e ho seguito un paio di incontri dove è intervenuto, appuntamenti tra l’altro che ho trovato estremamente interessanti. Mi ero appuntata da qualche parte, leggi Zambelli, ma poi a pensiero non è seguita azione, un classico. Appena poi ho visto che usciva questo suo nuovo romanzo edito con Laurana Editore – che tra l’altro quest’anno mi ha regalato parecchie chicche – ho deciso subito di leggerlo e ne ho concluso la lettura una settimana fa, ora, dopo alcune riflessioni condivido le idee che mi sono fatta sul romanzo La coincidenza.

TRAMA : La storia, il plot come lo definisce Tullio Avoledo nel suo commento all’opera contenuto nelle ultime pagine del libro, è molto semplice e lineare: il protagonista Massimo in una torrida estate, incontra dopo molti anni un vecchio amico Roberto, che amava scrivere ma che ha preso altre vie, meno prosaiche e decisamente pericolose. Roberto quasi forza Massimo ad andare a trovarlo a casa e presentargli così la sua ragazza che immediatamente appare ambigua quasi quanto l’amico. Ci sono altri amici di Massimo che impariamo subito a conoscere come Claudio, quello di sempre che da poco condivide la passione per la lettura e una collega del negozio dove lavora che dipinge quindi una vita piena di routine e forse di rimpianti. C’è una rapina e scappa un morto, l’ombra di una donna e il suo corpo sviano il protagonista. Persone del passato riemergono, Sara e poi la vecchia ragazza di Claudio con una rivelazione che potremmo definire solo crudele. La storia si conclude con un dialogo al limite dell’incubo che svela con calma tutto quello che volevi sapere e che temevi di conoscere.

RIFLESSIONI:
La trama che è solo uno degli elementi su cui poggia il romanzo, si complica, mano a mano che Massimo entra dentro la storia, la indaga e con essa affiorano elementi del passato che si intersecano con il presente mescolando emozioni, ricordi e sensazioni in un crescendo straniante e al contempo intriso di lucida denuncia di un mondo in crisi, che sprofonda dentro sabbie intrise di egoismi, violenze psicologiche, pensieri torbidi e cattiveria.
Una volta concluso il romanzo, ma il pensiero mi incalzava anche durante la lettura, la prima cosa che mi sono detta è che questa storia non ha una netta e limitata appartenenza al genere thriller, dentro ci sono molteplici stratificazioni che la avvicinano alla narrativa con riferimento al romanzo psicologico ad esempio; svariati poi sono i temi sollevati dall’autore grazie alla sua naturale capacità di scandagliare i suoi personaggi, portatori delle sfumature umane più disparate con particolare cura rispetto quelle che abbiamo sovente il dispiacere di vederci passeggiare accanto. Massimo il protagonista, si muove in questa storia come se si fosse appena svegliato da un sonno lungo e come se quel sogno che stava facendo proseguisse nella veglia, ribaltando tutte le sue certezze, lasciandolo avvolto da una sensazione di sconfitta e insoddisfazione.
L’umanità anonima eppure piena di colpe è quella che Zambelli riesce a tratteggiare, con una lucidità tipica degli scrittori più profondi, quelli che da un particolare vogliono surgere ogni singola goccia di luce, lo trasformano in materia concreta e poi lo lanciano al lettore che, a sua volta, memore della propria storia umana e alla luce di questa lettura, sarà costretto a rivalutare chi gli gravita intorno.
Io dopo aver letto La coincidenza, onestamente, non ho proprio nessuna intenzione di passeggiare di notte in un parcheggio o in un cortile poco illuminato, fosse pure vicino casa (ma azzarderei che anzi, peggio ancora se vicino casa). Io dopo aver letto Zambelli, guardo chi mi parla e cerco di togliermi dalla testa che quella persona, proprio quella potrebbe nascondere parecchie macchie che non lava nessun candeggio. Io dopo aver letto Zambelli mi sono sentita di nuovo in compagnia della mia solitudine, direi lievemente tramortita da quello che lui indaga: la nostra vita di adesso, tra afa e gelo, il mondo che abbiamo abitato e che affonda, come ciclicamente è abituato a fare, spettacolo al quale noi non possiamo arrenderci perché ogni momento storico, ogni transizione, ci sembrano pieni di dramma e così diventiamo melodrammatici oppure cinici, secondo il costume contemporaneo delle dicotomie a cui siamo quasi assuefatti.
Nascondere chi si è e cosa si pensa lascia lo spazio alle coincidenze, alle trame che si infittiscono e al mistero. Poi la realtà è semplice, sporca e lineare e Zambelli ha saputo ritrarla nel migliore dei modi, svelando con cautela quanto realtà e finzione siano intimamente connesse e facendo incappare il lettore in piste incerte, inducendolo a tornare sui suoi passi e poi cadere nello stupore della realtà, presentata per quel che è: cruda e spesso dolorosa, il più delle volte senza un gran insegnamento finale e tranquilli, dove questo potesse essere ravvisato vi si imbatterebbero solo ciechi, sordi e muti, se tutte le tre cose assieme, meglio.

La bugia, il fraintendimento, il non detto: sono tutti strumenti che l’autore tratta alla stregua dei protagonisti e che lavorano alacremente sulla vitalità della storia: le zone d’ombra la fanno da padrone, riguardano molteplici e diversissimi aspetti degli spazi e tempi in cui si svolge il racconto svelando nel non detto molto più delle persone, nonchè della loro psiche. Ditemi voi se non è bravo uno scrittore che ci fa intendere significati ulteriori rispetto quello che scrive. Ha un potere incredibile quello di consentire al lettore l’immedesimazione e in effetti chi non nutre talvolta il suo presente tramite le illusioni del passato, direi che in molti ce la raccontiamo eppure le mescolanze di ciò che è accaduto e ciò che avremmo sognato accadesse ci consentono di rendere la nostra esistenza quantomeno sopportabile e il futuro meno spaventevole.
La verità è subdola ma soprattutto soggettiva, in La coincidenza l’interpretazione degli eventi è narrato a seconda del punto di vista anche di personaggi che sono solo evocati: “Cerco lo sguardo con cui io e Sara lo abbiamo guardato insieme per l’ultima volta, cinque mesi fa.” un lavoro di intarsio abilmente giocato con una scrittura pulita che tuttavia porta la “traccia” dell’autore come “mi piace questo caldo che mi stringe la testa” oppure “la testa mi scappa nel buio del teatro” e altre che però demando a voi, durante la lettura di intercettare.

Chiudo con questa ultima citazione che fa intendere quanto questo romanzo rientri, tra tutte le commistioni che lo contraddistinguono, anche nel metaromanzo: un testo che parla di altri libri ma che in questo modo trasporta il lettore in un luogo diverso da quello della narrazione e qui sta la magia di questa storia, in sospeso tra quello che è vero e quello che non lo è ma che poi scopriamo avere comunque una radice tangibile e umana che poggia nel subconscio e ricolora le atmosfere.

Un autore è il destino dei suoi personaggi

AUTORE – EDOARDO ZAMBELLI

è nato a Città del Messico nel 1984. Vive a Cassino, in provincia di Frosinone. Ha pubblicato i romanzi L’antagonista (Laurana, 2016), Storia di due donne e di uno specchio (Laurana, 2018), e il racconto lungo La dicono perduta, un’immaginazione sulla scomparsa di Viviana e Gioele (Zolfo, 2024).