Mondadori Editore – 235 pp

Oggi vorrei iniziare una serie di post dedicati a Le indiscrete di Elisabetta Rasy. Questo saggio sarà l’oggetto del gruppo di lettura dal vivo che curo insieme a Daniela Derossi presso EContenporary, una deliziosa galleria d’arte sita a Trieste e nella quale la proprietaria, Elena Cantori, riesce a creare piccoli universi fatti di parola, immagine ma soprattutto emozione. Per chi volesse partecipare anche a distanza alle letture che proporremo nei prossimi sei mesi questo è possibile anche se non abitate a Trieste: abbiamo creato un gruppo di lettura su Facebook che si chiama L’arte delle Parole e per chi volesse curiosare o contribuire con qualche commento sarà un piacere accogliervi!

Ritengo che questo saggio meriti una lettura e un approfondimento dedicato a ogni sezione. Elisabetta Rasy tratteggia le vite e il ruolo artistico di cinque donne straordinarie che, con la loro sensibilità, intelligenza e passione hanno saputo dare il loro contributo per una nuova visione del mondo. Nelle prossime settimane quindi vorrei portarvi, con tutta la calma di cui avrò bisogno nell’universo di Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman. Mi sono affezionata a ognuna di queste donne, alla loro vita e alla loro capacità di trasformare le ferite in nuove forme di espressione, in nuovi modi di guardare al mondo.

LE INDISCRETE TINA MODOTTI


Partiamo quindi con la prima sezione: La bellezza e la rivoluzione, dedicata a Tina Modotti. Premetto che amo profondamente la fotografia: la considero la forma d’arte che più esprime la sintesi tra intento documentaristico e soggettiva interpretazione della realtà: Tina Modotti incarna appieno questa seconda istanza, lontana dai fotoreporter, donne e uomini, con cui avrà modo di confrontarsi, lei cercherà in tutta la sua vita di esprimere se stessa, di cercare anzi la sua identità e poi rifletterla nel gesto di fotografare, ma ricapitoliamo.

Tina Modotti nasce il 17 agosto 1896 a Borgo Pracchiuso, antico borgo che oggi fa parte della città di Udine. La sua famiglia è umile: il padre falegname cerca presto fortuna in America, a San Francisco, e anche Tina dopo un’infanzia presto interrotta da una precoce esperienza lavorativa, parte su uno dei piroscafi diretti verso l’America. Una delle cose che più mi hanno colpito della ricostruzione che fa la Rasy è che Tina Modotti si trova sempre nel posto giusto, quello dei grandi cambiamenti, delle mobilitazioni, delle nuove tendenze artistiche e delle scelte politiche che interverranno sul mondo cambiandolo indelebilmente ma al contempo definendo, con inesorabile fatalismo la vita di Tina che non rinuncia a vivere fino in fondo il suo destino, accettando e assecondando gli eventi per come questi la travolgono, senza protezione alcuna. Questa sua vitalità, nel senso della totale apertura verso gli eventi, la storia, gli uomini e le donne, mi ha fatto sentire Tina Modotti vicinissima, intima, una donna che ha voluto vivere la sua vita: una donna in cammino che non ha paura e quindi, una donna dalla quale trarre ispirazione e che dovremmo tutte, e tutti, portare nel cuore, con gratitudine.

La ricerca di condizioni migliori fa si che la giovane Tina imbocchi la sua strada ma sempre riflettendo, almeno all’inizio della sua ascesa sociale, la luce che gli altri vogliono darle: il suo aspetto fisico la aiuta a farsi strada nella buona società, nello spettacolo, diventa prima modella e poi attrice del cinema muto. Tina si innamora molte volte e accoglie gli uomini che la vita le porta sulla sua strada, non si sottrae, vive. Ogni storia d’amore la porta in uno stadio ulteriore della sua evoluzione, sempre alla ricerca di bellezza e giustizia. Si susseguono, Robo, poi importantissimo il legame con il fotografo Edward Weston che sarà il suo primo mentore, introducendola all’arte della fotografia, e rimanendo uno dei suoi amici più intimi e affezionati, quasi fino alla fine della sua vita; seguono altri amori sempre più difficili e che rispecchiano l’esigenza di Tina Modotti di combinare l’arte, la vita privata e la lotta sociale, tutti elementi che si plasmano su un unico piano di presenza intellettuale e fisica. La sua formazione, nel tempo si amplia e stratifica, rendendola libera da una iniziale suddistanza culturale, si intende nozionistica, perchè la sensibilità e l’indole di Tina sono già parte della sua personalità.

Il Messico, dove Tina si trasferisce con Weston è il luogo che apre lo sguardo dell’artista e la sua anima civilmente impegnata che per sempre contraddistingueranno Tina Modotti. La luce di quel paese, le amicizie come con Riveira e la più giovane Frida Kahlo. I contatti con gli intellettuali richiamati dal governo spagnolo: Majakowskij, Lawrence, e poi Ejsenstein con il progetto irrisolto di Que viva Mexico .

Quello che vede la riguarda.

Dopo Weston, dal quale si allontana soprattutto per la diversità di visione del mondo, lui più geometrico e individualista lei più coinvolta dalla realtà sociale che osserva ogni giorno, ecco che le appare del tutto naturale la relazione con un uomo, bello come sono considerati tutti quelli che si trova a frequentare Tina, Xavier Guerrero, sempre meno interessato alla sua vocazione artistica e invece con il tempo dedito alla causa politica, vicino a Mosca, membro del Partito comunista messicano insieme a Rivera e Siqueiros.
“L’amore, diventa sempre più chiaro, è un moto di avvicinamento a se stessa, a ciò che di se stessa non conosce ma intuisce oscuramente e vuole portare alla luce.”
La storia con Xavier non finirà bene, lui richiamato a Mosca non le scriverà, nemmeno per rispondere a una lettera nella quale lei pareva giustificare il suo nuovo amore ma nella quale prometteva, avrebbe tenuto sempre la CAUSA sopra ogni sua infatuazione romantica.

All’amore però si affianca l’amplificazione di uno sguardo già sensibile. Nel suo processo di crescita e consapevolezza umana si innesta uno scatto intellettuale: Tina Modotti legge, studia, si documenta e colma lacune finchè comprende che non è più una semplice modella, ha il “potere dello sguardo”, che ora le appartiene e nessuno potrà mai portarlo via, è suo, parte di lei.

Il penultimo grande amore di Tina Modotti sarà il cubano Antonio Mella, impegnato politicamente e attivo con Tina Modotti nella rivista “El Machete”. Una sera mentre escono da lavoro, verrà assassinato con due colpi di pistola davanti a Tina, che diventa capro espiatorio, perseguitata proprio dal Partito nel quale ha militato e espulsa dal paese che aveva amato profondamente: il Messico non è più una casa accogliente, nasconde inaspettati pericoli. Tina non sarà più la stessa, una vena malinconica l’accompagnerà per sempre anche se l’ultimo reportage dopo la morte di Antonio e si tinge di un’inaspettata gioia, suscitata più che altro dalle donne ritratte, dalla luce del Messico, forse dal fatto che Tina vive la vita con tutti i suoi dolori, senza scappare mai.

Controversa la storia con Vittorio Vitali, di origini muggesane, forse la comune terra natale oppure il fatto che Vitali militi per il partito comunista e lotti per un nuovo mondo, sono fattori che agevolano il legame tra i due. Vitali è uno dei rivoluzionari che la Russia manda in giro per il mondo, con specifici compiti di propaganda e lui tirerà anche Tina dalla sua parte, specialmente dopo l’espulsione dal Messico cui segue il viaggio a Berlino dove Tina trova rifugio dal regime di Mussolini e dove soffre per la mancanza di luce e vitalità. Nel 1930 Tina raggiungerà Vittorio in Russia, qui vivrà al servizio dell’Unione Sovietica, seppellita l’arte e la politica, sempre al fianco di Vitali che nel 1936 raggiungerà in Spagna allo scoppio della guerra civile. Qui Tina Modotti lavorerà con instancabile energia, sotto i bombardamenti, facendosi chiamare Maria, come venivano battezzate le trovatelle in Messico. Concluderei come Elisabetta Rasy: Tina era

Una donna in cammino che non ha paura.

Ha vissuto a fondo la sua vita, con le aspirazioni e i desideri di una donna che pur senza grandi mezzi, emigrata e donna in un’epoca in cui le donne non avevano accesso alla libertà, la sceglie, sceglie di sfidare le convenzioni di vivere amori e di sfuggire alla povertà, a crearsi un mestiere e ad abbracciare una causa. Infine decide di guardare al mondo con il suo sguardo autentico, segnandone per sempre la percezione.