Laurana Editore – Collana Fremen – 238 pp.

Un romanzo di formazione tra guerra, perdita e crescita

La Bormida, il fiume che collega Piemonte e Liguria, è il filo conduttore della storia di Un’estate da Dick Fulmine. Attraverso le sue acque, si snoda il viaggio di Francesco, un ragazzo che affronta il passaggio dall’infanzia all’età adulta in un periodo di conflitto e cambiamento.

– Un’estate segna il confine tra il prima e il dopo.
– Un fumetto diventa l’ultimo legame con la spensieratezza perduta.
– Un viaggio di ritorno, tra macerie e ricordi, cambierà per sempre Francesco.


TRAMA:

Francesco, il protagonista di Un’estate da Dick Fulmine è un ragazzino che “si muove scalzo tra i boschi, guada fiumi, pesca, caccia lucertole e more va a scuola”.

Si accompagna sempre al cugino Giuseppe, detto Bepi. Piccole fughe alimentate dal gusto per le esplorazioni proibite rintoccano gli ultimi giorni assieme dei due cugini, prima della partenza di Francesco e della sua famiglia per un campo di lavoro del Reich l’8 settembre del ’43.


Vittorio, il padre di Francesco inizia a lavorare nella raffineria del campo; la madre Elvira, come tutte le donne che mute trattengono le fila della famiglia, si occupa del cibo, della baracca in cui vivono e di tenere insieme la loro memoria.


L’unica consolazione per Francesco, lontano da tutto e tutti è la copia di Dick Fulmine che si è portato dietro, La banda del pazzo, fumetto che legge e rilegge custodendolo sotto il cuscino, ancorato alla sua vita di prima.
Ma niente sarà più come prima, entrambi i genitori perderanno la vita in un bombardamento degli alleati sul campo. Qui il rovesciamento della parti appare subito tranchant, rifugiati in un campo nazista i genitori trovano la morte per mano alleata: a sintesi della relatività della guerra e forse della vita.

Francesco rimasto solo viaggerà per tornare a casa, dai nonni e dal suo inseparabile amico Giuseppe.
La scelta del viaggio implica l’abbandono di un amore di guerra per la giovane tedesca Greta. Uno di quegli amori che tengono in vita ma che non hanno la consistenza, o forse il tempo giusto, per resistere. Anche perché come risponderà, sorridendo, Greta a Francesco “la guerra non finisce bene: finisce e basta”.

Dopo molte avventure Francesco si ricongiungerà al cugino e alla famiglia, ma in questo dopo, la sua personalità sguscia tra le righe e nelle sue relazioni, è vorace e maldestro: Francesco cerca motivi per comprendere tutto quello che gli accade, ma nel caos della vita, della guerra e degli adulti che non riesce più a mettere da una parte o dall’altra, quella dei buoni e dei cattivi, si perde e nel perdersi abbandona la purezza, coltiva dolore e lo espande fuori, tra le persone che conosce e per le quali non prova quasi niente. Quasi.

Temi e Atmosfere: un romanzo che ricorda I ragazzi della via Pál:

All’inizio del romanzo la sensazione è quella di trovarsi davanti a un nuovo “Ragazzi della Via Pal”.

In questo è forse complice lo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, il periodo storico, la presenza dei Nazisti.
Tutto solo accennato, come un tratteggio da scenografia sfocata, rispetto le vite dei giovani protagonisti. Invece poi si comprende subito come il fondale serva solo da lente d’ingrandimento: emergono sentimenti, emozioni e temi universali e intimi che si svelano a piccoli pezzetti, mano a mano che il lettore avanza e poi retrocede, sfogliando i veli che nascondono la storia.

Francesco, pur essendo giovanissimo, porta dentro le contraddizioni tipiche della sua età di transizione ma anche il turbamento di quei personaggi affetti da un’oscura vergogna di sè che tuttavia diventa la forza alla quale aggrapparsi sull’onda di quel ressentiment nietzschiano.


Francesco ammira e invidia, odia e ama il cugino Giuseppe, così fresco, allegro e puro. Al contempo mentre li percepisce prova vergogna per questi sentimenti che non si spiega, li fugge e li asseconda in fasi alterne, conoscendoli e conoscendosi, anche se questo comporta scelte che avranno conseguenze e causeranno dolore per altre persone.

Già l’incipit ci suggerisce il luogo, i personaggi, le relazioni e le intenzioni che abiteranno l’intero romanzo. Francesco, Giuseppe, Fausto.

Rileggendo il testo una seconda volta – perchè merita farlo -, si scopre che tutto nel romanzo è un anello che ritorna, ma mai uguale a se stesso, sempre trasformato dal tempo e da quello che i personaggi hanno avuto in sorte di vedere, pene da subire, luoghi nei quali viaggiare e i sentimenti da perdere.

Eppure intorno Francesco il mondo continua, cerca di reinventarsi una nuova speranza, è il momento prima della spinta alla ricostruzione, quello in cui si fanno i conti con quello che è accaduto.

Giuseppe, Bepi, inneggia alla voglia di esserci e di vivere, la spensieratezza che invece Francesco sembra scansare, per vivere in una solitudine voyeuristica, lontano dalla vita quel tanto che serve per guardarla, desiderarla ma mai esserne coinvolto se non per piccoli atti di deliberata ingiustizia. Forse di pretesa vendetta.

E non ci sono giusti o sbagliati, buoni o cattivi: l’ingiustizia sta dalla parte della guerra e nella guerra sono tutti immersi.

Ma qualcuno sente di più il peso della caduta.

Francesco incarna un angelo caduto, non ha più ali, guarda le rovine e con una impalpabile disperazione, in esse, guarda se stesso.



Stile e Struttura: perché vale la pena leggerlo

Lo stile di Alberto Grillo è evocativo e attento ai dettagli, capace di restituire atmosfere senza mai appesantire la narrazione. Il romanzo si distingue per:

Scrittura raffinata, ma accessibile
Dialoghi incisivi e realistici
Struttura ad anelli: la storia torna sempre su se stessa, ma trasformata dal tempo.

La narrazione segue il flusso del fiume Bormida: a tratti pacata, a tratti impetuosa, mai lineare, proprio come la crescita di Francesco.

Conclusione: un libro per chi ama le storie di formazione

Se hai amato I ragazzi della via Pál e La casa degli sguardi, troverai in questo romanzo una profondità emotiva simile.
Un’estate da Dick Fulmine è una lettura consigliata a chi cerca un romanzo di formazione intenso e suggestivo, capace di rimanere nella mente anche dopo l’ultima pagina.

AUTORE: Alberto Grillo

Alberto Grillo (Genova, 1968) ha esordito nel 2021 con Quote (Il Canneto), segnalato l’anno precedente al Premio Calvino. Un’estate da Dick Fulmine è il suo nuovo romanzo.
Fonte: https://www.laurana.it/

Per approfondire la recensione del romanzo Un’estate da Dick fulmine, puoi ascoltare l’intervento dell’autore su RaiRadio 3 – Fahrenheit – Il Libro del Giorno.

Se cerchi un romanzo di formazione intenso e suggestivo, Un’estate da Dick Fulmine è una lettura che non può mancare nella tua libreria.

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