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NERO E’ IL COLORE DELLE NOTE – Alessandro Mezzena Lona
Di Alessandro Mezzena Lona. Edito con Ronzani Editore, 2024 – con illustrazioni di Romeo Toffanetti (298 pp.)
La letteratura incontra il disegno, la musica si fonde con la parola scritta, e la memoria si trasforma in fluido e in codice. Nero è il colore delle note, l’ultimo romanzo di Alessandro Mezzena Lona, illustrato da Romeo Toffanetti, è molto più di una narrazione noir: è un esperimento narrativo audace, stratificato e magnetico.
Ho avuto il privilegio di presentare questo libro a Trieste, presso Econtemporary, insieme all’autore e a Romeo Toffanetti: una serata intensa e partecipata, dove si è respirato il profumo della scrittura che osa, che sfida, che accende il pensiero.
Una sfida creativa diventata romanzo
Il libro nasce da una scommessa originale: Toffanetti, noto e poliedrico artista nonchè disegnatore di Nathan Never, ha proposto a Mezzena Lona di costruire una storia a partire da una trentina di tavole illustrate non collegate tra loro. La narrazione, dunque, prende forma da un ordine visivo prima ancora che testuale, e questa origine ne influenza la struttura, la logica interna e le atmosfere.
Un omaggio a Cornell Woolrich… e non solo

Il protagonista si chiama Cornell Woolrich, proprio come lo scrittore americano a cui il romanzo rende un omaggio sentito. È un aspirante autore, appassionato di donne da spiare, incline all’alcol e segnato da un rapporto ambiguo e ossessivo con la madre Claire, da cui cerca di fuggire. Una specie di omaggio alla vita e all’autore, come spesso accade nei libri di Alessandro Mezzena Lona che, forte della sua professione di giornalista culturale, indaga le vite di autori importanti ma sempre cogliendone il lato umano, le fragilità e ricreando narrazioni che vogliono riscattare parti delle loro vite se non, come in questo caso, tutta intera un’esistenza nell’ombra.

Le protagoniste femminili sono tutte carismatiche, di bellezza disarmante o dotate di una natura ambigua e conturbante. Sopra tutte la protagonista femminile di cui Woolrich si infatua immediatamente, la violoncellista Jaqueline du Prè oppure non è lei? E qui si gioca una parte fondamentale dell’espediente narrativo adoperato da Alessandro. Vi lascio il link per approfondire la figura di questa straordinaria musicista scomparsa troppo prematuramente. Anche con lei Mezzena Lona compie un gesto delizioso, dettato sempre dal desiderio di offrire una nuova chance di vita, una vita diversa, a chi non ha avuto in destino molta fortuna malgrado uno straordinario talento.
L’ambientazione che l’autore sceglie è quella di una città distopica e senza tempo, disegnata come un collage urbano tra Trieste, Manhattan e Città del Messico. Un luogo “dove soffia sempre un vento rabbioso”, in cui il Vecchio Porto diventa teatro di intrighi, cospirazioni e sperimentazioni futuristiche. Un richiamo forte e consapevole alla Trieste amata e raccontata da Mezzena Lona, città dove è nato e dove ha lungamente diretto le pagine culturali de Il Piccolo – o, come viene chiamato nel libro, “The Liar”.
Memoria, tecnologia e identità
Il romanzo affronta in modo lucido e inquietante il tema dell’Intelligenza Artificiale. Nel quartiere fatiscente del Vecchio Porto opera la Industrial Brain Utopia, società che sviluppa tecnologie per trasferire la memoria e l’identità umana nei circuiti di un computer. L’idea di duplicare coscienza, sogni ed emozioni in un altro corpo diventa così il cuore filosofico del libro.
Il concetto di memoria – trattato come un fluido biancastro da raccogliere e manipolare – si intreccia a quello di identità, corpo, autenticità, aprendo spazi di riflessione profondi e attuali. La distopia tecnologica di Mezzena Lona parla in realtà del nostro presente.
Immagini e scrittura: un gioco a due voci
Le illustrazioni di Toffanetti non sono semplici accompagnamenti visivi. Sono l’anima gemella del testo. Ispirate ai notturni urbani alla Hopper e Kingston Green, creano una realtà sospesa, noir, che ha preceduto la scrittura e ne ha condizionato la traiettoria.
Le tavole, non sequenziali, aggiungono un ulteriore livello di lettura, aprendo il romanzo a interpretazioni soggettive, come se il lettore fosse chiamato a ricomporre un puzzle esistenziale e narrativo.
Una scrittura colta, libera, labirintica
La prosa di Alessandro Mezzena Lona è brillante, ricchissima di citazioni, stratificata e volutamente disorientante. Tra riferimenti a Woolrich, Joyce, Hemingway, Hitchcock, Truffaut, e cammei di intellettuali triestini cimmaginati in ruoli alternativi, l’autore costruisce un mondo parallelo che somiglia inquietantemente al nostro.
La narrazione può apparire “dispersiva”, ma è proprio questa frammentazione a rendere il testo dinamico e vivo, in grado di restituire una contemporaneità liquida, dove ogni certezza è destinata a sgretolarsi.
Perché leggerlo
Nero è il colore delle note è un romanzo complesso, coraggioso e stimolante. Non offre risposte facili, ma pone domande profonde:
🔹 Chi siamo davvero, al di là della memoria?
🔹 È possibile trasferire ciò che ci rende umani?
🔹 Che ruolo ha l’arte nel salvarci da noi stessi?
È una lettura per chi ama la letteratura che sfida, per chi cerca testi che intrecciano filosofia, distopia e bellezza, per chi non ha paura di perdersi nei chiaroscuri dell’animo umano.
AUTORI:

Alessandro Mezzena Lona, nato a Trieste da una famiglia di origine trentina, per sedici anni è stato responsabile delle pagine culturali del quotidiano «Il Piccolo». Nel 2013 ha vinto il Premio Grado Giallo Mondadori con Non credere ai santi. Ha scritto i romanzi La via oscura, La morte danza in salita, L’amore danza sull’abisso; ha curato con Mitja Gialuz il volume Barcolana un mare di racconti, Premio Speciale Marincovich 2019, pubblicato anche in versione inglese per HarperCollins. Ne Il poeta delle pantegane ha raccontato la vita e i versi di Federico Tavan. Cura il blog Arcane Storie e collabora alla rivista «Doppiozero». Con Ronzani Editore ha pubblicato il romanzo Il cuore buio dei Miracoli. (www.ronzanieditore.it)

Romeo Toffanetti, è nato a Buenos Aires nel 1963 e vive a Trieste. Debutta come fumettista nel 1985 sulla rivista «Orient Express»; dal 1989 disegna per la casa editrice Sergio Bonelli le storie di Nathan Never. È pittore e incisore e lavora anche per il cinema dal 2001, quando scrive e coproduce Oppalalay per i duo comico I Papu; nel 2005 scrive e dirige il corto L’ultimo spettacolo, premio per la sceneggiatura al Torino Film Festival; nel 2006 scrive e dirige Rockstalghia. Nel 2009 il suo cortometraggio 5 ha debuttato al Festival di Cannes; nel 2022 il mediometraggio Salvadis è stato premiato al Pittsburgh Moving Picture Festival come miglior film horror e migliore fotografia. (www.ronzanieditore.it)
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Grazie per la lettura!
Luciana