Edito con Rizzoli, 2025 – 624 pp.

Un romanzo sulla vita. E sull’impossibilità di domarla.

Promettimi che non moriremo è un romanzo che si inserisce perfettamente nella scia di storie come La portalettere di Francesca Giannone o I giorni di vetro di Nicoletta Verna: grandi epopee intime che intrecciano le vite di donne coraggiose con il peso della Storia.
La guerra rimane sullo sfondo, ma è una presenza costante, mentre in primo piano si muove Caterina, una protagonista indimenticabile, forgiata dalle due guerre mondiali e dalle rovine che hanno travolto generazioni intere.

Donne e uomini di una pasta che odora di mitico, derubati di sogni, costretti a ricostruirsi un’esistenza con le mani, con la forza, con la sola ostinazione di sopravvivere.


Caterina: l’istinto di andare avanti

Caterina è solo una bambina quando la incontriamo nell’incipit:

“Per lei, che ci era quasi nata, la guerra era un dato di fatto come Dio, la capra, le giornate di sole e quelle di pioggia.”

Il giorno in cui le annunciano che la guerra è finita, non sente sollievo: sente solo una pietra nello stomaco.
Questa scena d’apertura svela subito il cuore tematico del romanzo: la guerra muta i pensieri, spegne i desideri, deforma la capacità di gioire, ma non annienta l’istinto umano di procedere, un passo dopo l’altro, verso un futuro comunque ineludibile.


TRAMA

Nel 1918, al termine della Prima Guerra Mondiale, Caterina vive sulle montagne venete, in un mondo aspro, fatto di fatica, silenzi e privazioni. Quando il padre torna spezzato dal fronte, Caterina impara la durezza della sopravvivenza.

Sogna una vita diversa, ispirata dal suo amico Mario, partito per Milano, ma le condizioni familiari la trattengono: il sogno di diventare maestra si allontana sempre di più.
Mario rimarrà per Caterina il simbolo di un amore assoluto e inarrivabile, di una vita solo immaginata e mai vissuta.

C’è un momento in cui sembra che finalmente Caterina potrà fare il suo destino, forgiandolo con le sue mani, distruggendole in una filanda; lo spaccato della vita delle donne impiegate in questa attività è interessante e a tal riguardo lascio un link.

Why Marche – Archivio
Thiene centro

Attraversando tutto il Novecento, Caterina scende dalle montagne fino Thiene in pianura, si reinventa, fugge dalle proprie radici per conquistare indipendenza e libertà.
Una vita intera combattuta con orgoglio, sempre inquieta, mai sazia, come le ricorda una cara amica.


Una protagonista forte… e difficile da amare

Caterina è una donna complessa: caparbia, combattiva, ma anche incapace di trovare pace. Il lettore fatica ad amarla completamente, proprio come lei fatica ad amare se stessa.

Il suo essere costantemente fuori tempo, la sua inadeguatezza emotiva, la rendono respingente, ma allo stesso tempo umanissima.
Come le donne della sua generazione, Caterina compensa la fragilità affettiva con una forza fisica e mentale straordinaria: una roccia che resiste al vento, anche quando non sa più perché.


Punti di forza e punti critici

Il romanzo si muove nella tradizione del grande romanzo storico, affondando nelle radici del nostro passato recente e collegandolo, con forza e lucidità, ai timori del presente.

🔹 Punto di forza: la capacità di restituire un intero secolo attraverso una storia personale, semplice e vera.
🔹 Punto debole: la lunghezza.
Con oltre 600 pagine, il romanzo rischia di perdere tensione narrativa. Alcune descrizioni e scene risultano ridondanti, diluendo l’efficacia emotiva di una vicenda che avrebbe guadagnato, forse, dalla brevità fulminea della verità.


Perché leggerlo

Se amate le storie di vita intera, i percorsi di emancipazione femminile, i romanzi che sanno raccontare la forza delle radici anche mentre si cerca di reciderle, Promettimi che non moriremo vi regalerà una lettura intensa, commovente e, per molti versi, necessaria.

Un romanzo per chi non ha paura di attraversare la fatica dell’esistenza, seguendo il filo fragile e tenace della sopravvivenza.

Lascio questo video che ho trovato interessante:


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Grazie per la lettura,
Luciana