Edito con Kappa Vu, 130 pp.

Esce oggi, 27 maggio 2025, Sguardi, il nuovo lavoro di Carmen Gasparotto, in tutte le librerie e online. Dopo Femminista a chi, Eco e Chiavi di riserva, ritroviamo una voce che si è fatta più affilata, precisa, calibrata al ritmo dell’essenziale. Gasparotto sembra scomparire dietro le sue storie, ma è lì, nascosta tra le righe, come una presenza lieve che osserva e sussurra.

Sguardi è una raccolta di frammenti, un orizzonte breve ma potentissimo, che trasforma l’appunto, il dettaglio, la nota a margine della vita quotidiana in letteratura. Un gesto narrativo che si avvicina alla poesia: non pretende di spiegare, ma di farci sentire. Ogni frammento è un affondo, un piccolo mondo che si apre e resta lì, in sospensione, come a dire: completa tu, lettore, con la tua immaginazione, la tua esperienza, il tuo vissuto.

L’autrice non usa mai un “io” per delimitare il narratore, eppure c’è – si percepisce –, nei dettagli, negli oggetti che punteggiano il testo, nei silenzi. Come quelle stampelle da bambini che appaiono all’improvviso in un frammento e che evocano, senza bisogno di troppe parole, una rete di storie possibili: personali, comuni, struggenti. Sono oggetti che parlano, che portano dentro altre narrazioni. La realtà viene osservata con uno sguardo spietato e insieme pietoso, più attento di quello a cui ci ha abituati questa società distratta, dove tutto passa senza sedimentare. Eppure, in quelle abitudini che sembrano consolidate, qualcosa si incrina, lasciando spazio alla domanda: non è ora di lasciar andare certe consuetudini?

Uno dei passaggi più folgoranti è quello dedicato alle Nike – sì, le scarpe – dove si parla di vittoria, ma se ne vede ben poca. Anzi, quel brand, simbolo globale di conquista, diventa il segno di una sconfitta intima, personale, sotterranea. E poi l’infanzia, lo smascheramento di Babbo Natale: a chi non è accaduto? E come? Leggete Sguardi e lo scoprirete, magari ritrovandovi dentro le stesse emozioni, gli stessi turbamenti.

C’è una citazione, nel libro, che pare racchiudere l’intero senso di questa operazione letteraria: “tutto ciò che accade nella vita è accaduto prima in un racconto… nulla è mai davvero definitivo”. È il cuore pulsante dell’opera, il suo manifesto poetico.

Carmen Gasparotto definisce questa raccolta una entomologia letteraria, un’operazione delicata e insieme precisa, come quella di chi osserva da vicino piccoli organismi vivi – fragili, invisibili a uno sguardo distratto – per coglierne il senso, le metamorfosi, la bellezza nascosta. I suoi frammenti sono appunti vivi, raccolti con pazienza, come farfalle dentro un taccuino narrativo che non le inchioda, ma le lascia svolazzare.

Scegliere la forma breve oggi non è solo una decisione stilistica, ma un vero e proprio gesto poetico e politico. Il frammento non rassicura, non spiega, non chiude: accende, suggerisce, spiazza. È uno spazio narrativo abitato dal dubbio, dal silenzio, dall’incompiutezza fertile che restituisce al lettore la responsabilità di partecipare, di immaginare, di completare.

La scrittura breve ha radici antichissime: basti pensare alle parabole bibliche, che con pochi tratti evocano interi mondi simbolici, o ai koan buddisti, che sfidano la logica razionale per aprire varchi nell’intuizione. Ma anche alla modernità ironica e fulminea dei racconti di Augusto Monterroso, all’assurdo illuminante di Daniil Charms, alle storie perfettamente cesellate di Jorge Luis Borges, ai Frammenti di Roland Barthes – dove ogni brano è un pensiero in bilico tra filosofia e desiderio –, fino alle Istantanee di Claudio Magris, che catturano con eleganza lo scarto, l’attimo, l’ombra.

In questa scia si inserisce Gasparotto, con una scrittura che somiglia più al gesto del fotografo che dello sceneggiatore: non costruisce un racconto, lo coglie. È una letteratura del dettaglio, del poco, del taglio secco. Una letteratura che sa che il troppo rumore confonde e che il vero si nasconde nelle crepe, nei margini, nei gesti non detti.

Il frammento è, in questo senso, una forma di resistenza. Resistenza all’eccesso, alla sovrabbondanza di narrazioni, alla semplificazione. Un invito alla lentezza e allo sguardo. E Sguardi, non a caso, è il titolo perfetto per questa raccolta: perché ciò che cambia tutto, a volte, è semplicemente il modo in cui guardiamo.

I testi sono accompagnati dalle illustrazioni di Lisa Palleva, giovane artista e tatuatrice, che con Gasparotto intreccia un dialogo fitto, fatto di ascolto e rispetto. D’altronde, il tatuatore è anch’esso un narratore: prima del segno, c’è una storia da ascoltare. E Palleva lo fa con attenzione, trasformando i frammenti in disegni, piccoli e semplici, ma capaci di bloccare l’immaginazione proprio dove il testo la innesca.

Balena qua e là anche l’Associazione Icaro, con cui Carmen Gasparotto collabora portando scrittura, lettura e musica nella casa circondariale. È un lavoro prezioso, quello di chi costruisce ponti dove la distanza è norma: uno scambio di idee e, soprattutto, un esercizio di ascolto, affinché voci che altrimenti resterebbero isolate possano trovare orecchie e anime pronte ad accoglierle. È una scuola umana, quella del carcere, dove il confronto è nudo, essenziale, vitale.

In questo contesto, Sguardi non è solo un libro. È un gesto. Un modo per ricordarci che la poesia, anche se non sempre si capisce, ha il potere di farci sentire. E oggi più che mai, sentire è un atto politico, umano, necessario.

Con una scrittura che non giudica, ma osserva, Gasparotto ci porge esistenze, le accarezza, le illumina appena per poi lasciarle andare. Ogni frammento è una vita. E in ognuna vibra un desiderio di vicinanza, in un tempo che ci insegna invece la distanza. Una scrittura che compie un’operazione a rebours, andando controcorrente, cercando il contatto, lo scarto, il battito.

Gasparotto fa maieutica: stimola la compassione nel senso più alto, il sympatheia dei Greci, quel “sentire insieme” che ci rende umani e che ci manca tanto. E forse basta poco, a volte, per tornare a esserlo: una buona lettura può essere un miracolo laico, esperibile ogni giorno, se solo scegliamo di posare uno sguardo vero sulla vita che ci scorre accanto.

Se vi siete incuriositi e volete dare uno sguardo alla mia recensione dell’opera precedente dell’autrice Chiavi di riserva vi lascio il link diretto qui.

AUTORE: CARMEN GASPAROTTO

Carmen Gasparotto è nata a Taiedo (Pordenone) e vive in provincia di Trieste. Ha sviluppato la sua passione per la scrittura in quanto allieva della scuola di scrittura creativa Pordenonescrive. Ha pubblicato il romanzo Di forte istinto (Montedit, 2013). Nel 2016 è uscito Èco s. femminile plurale (KappaVu) scritto con Mariaelena Porzio. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo autobiografico Chiavi di riserva (KappaVu). Diversi suoi racconti sono contenuti all’interno di raccolte antologiche. Nel 2023 ha collaborato alla scrittura di alcuni testi biografici contenuti nel libro Nel carcere dei matti delinquenti (KappaVu) e ha curato la biografia del prof. Belmiro Ponton all’interno del libro Dove tutto è partita inserito nel programma del festival èStoria 2024.