Esordio – Edito con Casa Editrice Nord – Prima uscita marzo 2023 – 414 pagine

Oggi scrivo di un libro terminato due settimane fa, quando ero ancora nella mia amata #Sardegna. Sembra ieri ma invece il tempo vola e sono di nuovo alle prese con il lavoro e molti altri ostacoli imprevisti che mi hanno tenuta lontana dal #blog.
Ora però è arrivato il momento giusto per parlarvi di questa lettura che ha sedimentato quanto doveva e di cui ora posso scrivere con il giusto distacco.

Francesca Giannone non la conoscevo, questa lettura mi è stata consigliata da una cara amica. Poi, grazie a #instagram sono riuscita a ricostruire qualche informazione. La Giannone è una giovane scrittrice pugliese, laureata in Scienze della Comunicazione e che ritornata a vivere nel suo paese di origine nel Salento si è dedicata alla scrittura ma è anche attiva come artista. Sul suo profilo #instagram potete vedere alcune realizzazioni come questo dipinto . Si tratta ritratti di donne dagli occhi grandi, realizzati con colori e linee pop e dotati di un’intensità tutta femminile. Io li trovo molto belli.

La portalettere è uno di quei romanzi che fanno bene. Sono pagine che si lasciano leggere riportandoti in un posto conosciuto e io avevo proprio bisogno di una lettura rilassata. L’idea della storia nasce da un piccolo biglietto da visita, come racconta l’autrice. Da quel minuscolo pezzetto di carta rinvenuto in un cassetto ecco che nasce la magia di una storia di cui io certamente mi ricorderò. Un fortunato rinvenimento direi!
Il linguaggio è equilibrato, semplice. I dialoghi chiari i personaggi ben delineati. Il periodo abbracciato dalla storia va dagli anni ’30 fino agli anni ’50 attraversando una guerra mondiale. Anna la protagonista è una donna forte, dal Nord si trasferisce in Puglia con il marito e il figlio: qui comincia una nuova vita. Nuova e piena di incontri e sorprese, spesso di confronto con una cultura diversa. La donna non trova subito un impiego come insegnante e dopo varie vicissitudini decide di presentarsi a una selezione per sostituire il portalettere deceduto. Particolare l’incipit che ci mette davanti alla fine e poi con il racconto risaliamo ai fatti salienti della vita di Anna fino all’explicit che richiude il cerchio e ci fa bene.

Inizialmente Anna, pur decisa nella sua scelta di partecipare alla selezione si trova da sola poiché incontra l’avversione di tutti, amici parenti e conoscenti. Fare la portalettere non è un lavoro da donna, camminare e muoversi per le case di tutto il paese è sconveniente. Ma lei si comprerà presto una bicicletta. Fa effetto nelle interazioni di Anna, la diffidenza che gli abitanti del paese di Lizzanello riservano alla “forestiera”, altra epoca, altri luoghi, ma niente di lontano dalla realtà di oggi. Le idee di accoglienza, di confronto di idee, di tradizione e sovversione delle regole, di nuove istanze del femminismo, di accettazione del diverso sono spesso richiamati dalle vicende descritte e fanno pensare a quanta strada ci sia ancora da fare, quanto dobbiamo mantenere lo sguardo vigile! Nella storia sono le piccole cose a farci vedere le frizioni, anche un semplice pesto di basilico o l’abitudine di leggere molto, possono essere foriere di diversità, tutto dipende se questa è vista come una minaccia oppure come un’opportunità? Dipende sempre da noi, da quello che vogliamo cogliere di buono dalle situazioni e dalle persone che ci circondano. Possiamo scegliere che tipo di persone essere, quasi sempre, si.

Anna si batte per le sue idee, non cede di un passo. Una donna testarda e sicura dei suoi ideali, cerca soprattutto la libertà di esprimersi per lei e per gli altri. Direi che è un modello, la zia che vorremmo aver avuto tutte. Una consigliera saggia, una donna che ha saputo affrontare le sue sconfitte e i suoi dolori e le sue paure senza farsi trasformare ma cogliendone la carica di energia. Anna è stata una compagna ricca di spunti in questo viaggio, mi sono sentita molto vicina a lei per alcune vicende che le sono accadute. Mi ha fatto simpatia con quel suo caffè corretto, anche a me capita di passare da beona semplicemente perché a Trieste si usa bere una birra o un bicchiere di vino pasteggiando mentre “giù” le donne spesso ordinano solo coca cola o minerale. Credo ci siano differenze che non sono incolmabili, ma qualcuno ama rimarcarle per il puro gusto di segnare i confini oppure per la falsa credenza di essere nel giusto.

Questo libro, descrive una vita semplice e al contempo incredibile, come ciascuna esistenza in fin dei conti. Pur narrando vicende legate a persone del passato lascia il segno perché ci mostra come i pregiudizi non siano mai sopiti, ci fa vedere come l’impegno e la costanza permettono di raccogliere i frutti dei propri sacrifici e che solo se noi stessi crediamo nelle nostre idee possiamo raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo. Convinzione e indipendenza. Vivere la propria vita all’insegna di queste due idee credo sia un dovere di tutti, uomini e donne, senza mai, mai dimenticare chi ha bisogno del nostro coraggio, oggi e domani. Un messaggio finale positivo. Un soffio di speranza che aleggia sulla storia, malgrado le sfortune e le vicende ingarbugliate dalla vita che pare sempre mettersi d’impegno per complicarci l’esistenza.

Io ho apprezzato questo romanzo, sono molto felice di averlo letto e lo consiglio con piacere a chi ama le ambientazioni storiche con scorci di un’Italia che a tratti sembra scomparire.

Grazie per la lettura e spero di poter raccogliere qualche impressione.
Luciana