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L’INFANZIA E’ UN TERREMOTO – Carola Susani
In questo periodo mi cimento con delle letture diverse dal mio solito e devo dire che ogni esperimento mi sta riempiendo di gioia e di curiosità. Per qualche congiunzione astrale, particolarmente propizia, devo dire che sono anche molto fortunata, negli ultimi mesi non ho incontrato quasi nessuna delusione. Gran periodo per le mie letture che si susseguono, rapide, incisive e piene di prospettive nuove. Ogni libro me ne suggerisce altri, come se una mano sopra la mia testa avesse deciso di seminare parole per creare pensieri, così assecondo questi eventi percorrendo un nuovo sentiero colmo di indizi e scoperte, mi sento una piccola capitana coraggiosa, mi sono fatta prendere la mano, eppure questo ricongiungermi con la mia parte bambina mi piace, ma solo ora ora che sono abbondantemente sopravvissuta alla mia infanzia poco dorata.

Gran bella idea aver preso in prestito dalla mia amata Biblioteca Hortis qui a Trieste il romanzo “L’infanzia è terremoto” – Editori Laterza e che sarà oggetto di questo mio piccolo approfondimento. Intendiamoci subito, cosa posso aggiungere alle parole e al talento di Carola Susani, io di certo molto poco. Posso solo dire che in queste pagine è racchiusa una storia pazzesca e che si presenta come una ricostruzione storica ma anche come inchiesta e racconto familiare. Un mix che ti afferra subito per la collottola, poi, più gentile, si accontenta della mano e a tratti ti riacciuffa per i capelli, quando si accorge che stai per sfuggire, che l’attenzione vacilla, tra nomi, date e fatti: ti riconduce al momento e te lo fa vivere. Ti fa sorridere e commuovere, ti suscita molte emozioni fortissime. Insomma, una lettura preziosa.
Non sono ancora mai stata in Sicilia e me ne dispiaccio, pertanto avere a portata di mano una mappa posta con intelligenza all’inizio è stato molto utile durante la lettura per rendere concreti i luoghi, collocati nello spazio. Montevago, Partanna, Santa Margherita, Castelvetrano, Partinico… ora che li ho scoperti con una nuova chiave di lettura, voglio vederli, come fossero amici dispersi, visti una volta e poi mai più, ma dei quali si percepisce una sottile nostalgia.
Troviamo tra le pagine una Carola Susani di 4 anni che nell’autunno del 1969 con i genitori si trasferisce da Marostica nella Valle del Belice, siamo un anno dopo il tragico terremoto ( -> lascio anche il link per approfondire qualora il fatto storico non vi risulti) che aveva sconvolto la Valle seminando distruzione e morti. Poi la ritroviamo a tratti adulta, una Carola che ritorna per questo lavoro di ricerca e parla con le persone e rivisita i luoghi della memoria che non è solo sua, della sua famiglia no, è una memoria storica collettiva che racchiude qualcosa di fondativo, di “nostro”. Immaginarla piccola e poi adulta aggirarsi tra le rovine di quella che è stata vita ma anche una fetta della storia italiana, intrisa di tutte le speranze e le complicanze di un territorio come quello siciliano, mi ha conquistata e una volta fatto, è per sempre. Mi sono molto commossa nel seguire il racconto della fondazione e dell’epilogo del Centro Studi e Iniziative Valle Benice, mi sono lasciata conquistare dagli aneddoti e dalle memorie su Danilo Dolci che leggo, viene definito il Gandhi della Sicilia, nientemeno! Eppure originario di Sezana, a due passi da casa mia che sono di Trieste. Un idealista e un pacifico oppositore, fautore dello sciopero al contrario – per protesta i disoccupati si mettevano a ricostruire strade ad esempio – sostenitore della necessità di un cambiamento sociale forte, ma interiore, sgorgato dalla consapevolezza di un popolo avverso ai giochi di potere, alle manipolazioni, ai voti di scambio e alle connivenze sommerse di un territorio, tutta l’Italia intera, dove l’interesse particolare sembra sempre soffocare il principio di libertà e di uguaglianza che dovrebbero essere alla base di una società evoluta.
Mi resterà a lungo tra i pensieri questa lettura e ha smosso qualcosa ancora più a fondo, un desiderio di immaginare che qualcosa di buono, di giusto e di vero può sempre accadere.