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QUANDO GLI UCCELLI MIGRANO SANNO DOVE ANDARE – Usama Al Shahmani
173 pp – Edito con Marcos y Marcos

TRAMA – Dafer è il protagonista di questo romanzo che è in tutto e per tutto un viaggio, come suggerisce il titolo. Una migrazione, una dissipazione di se, delle proprie origini, un ritorno anche, ma con la disillusione di chi a casa non potrà tornare mai più, non nelle condizioni della partenza perché nel mezzo si è insinuato il viaggio e non è stato un viaggio di scoperte innocenti: Dafer ha dovuto affrontare venti ostili, degradazione, povertà, prigionia, minacce, questo processo ha trasformato indelebilmente la percezione di se stesso, delle sue origini e ha trasformato la sua innocenza, la speranza coltivata.
La lettura di questo romanzo sembra trascinare altrove, la storia, luoghi esotici e la lingua lontana, in questo caso l’arabo e le sue lettere, come scrigno per un mondo da scoprire. Invece poi vira verso la cruda realtà che da decenni incontriamo in ogni città, grande o piccola non importa, sui treni, autobus negli angoli più nascosti della nostra terra; c’è chi cerca riparo e fortuna. Purtroppo l’amarezza resta, siamo incapaci, politicamente e anche economicamente di provvedere al sostegno dei cittadini del mondo che arrivano nella nostra terra, in Europa. Leggere questo romanzo consente di mettersi in viaggio fin da prima della partenza, comprendere l’essenziale, ciò che è invisibile ai nostri occhi, per buona ma anche per cattiva fede. Rimbombano le notizie che spargono l’allarme, c’è un problema di spostamenti, esseri umani fuggono a persecuzioni e morte, a soprusi, ingiustizie intollerabili; Noi, cittadini italiani non potremmo accettare neanche mezza delle violenze subite da Dafer nella sua città, per questo leggendo delle sue speranze naufragate, quando è ancora un giovane che nemmeno immagina di lasciare la sua terra, ci avviciniamo piano e poi sempre con maggiore apprensione alla richiesta d’aiuto, la mano tesa di fratelli che desiderano vivere la loro vita in pace. Come noi.
Non possiamo girare la testa dall’altra parte e a tal riguardo mi chiedo: i migranti della rotta balcanica che hanno trascorso l’inverno nei capannoni diroccati nel Porto Vecchio a Trieste, dove saranno adesso? Avranno trovato una casa nuova? Avranno una collocazione? Saranno riusciti ad avvertire le loro madri, che tutto era andato bene? Il dolore della madre che abbraccia Dafer, mi è arrivato come un dardo, siamo noi tutti esposti a quel dolore. Se un bambino o un uomo soffre, altri soffriranno con lui; compito nostro, se vogliamo essere parte della razza umana è sostenere queste persone. Interessante l’uso delle parole nella comunicazione che ci circonda – e ci frastorna oserei dire -, parole che sempre determinano le intenzioni: emigranti al posto degli immigrati, mediaticamente vengono presentati come una questione transitoria che non ha ragione di spaventare perché non verrà concesso spazio per fare attecchire le radici.

AUTORE – Usama Al Shahmani
Nato a Bagdad nel 1971, Usama Al Shahmani si è dedicato alla letteratura e alla poesia araba, pubblicando alcuni saggi. Rifugiato in Svizzera anche a causa di una
piéce teatrale che criticava aspramente il regime iracheno, ha tradotto in arabo pensatori del calibro di Schleiermacher e Habermas. Pubblicato a Zurigo nel 2018, In terra straniera gli alberi parlano arabo
è stato ristampato ben dieci volte e si è conquistato la menzione speciale dell’Associazione librai quale uno dei migliori libri dell’anno.
Fonte: www.marcosymarcos.com